Il topo di città
Dopo un mese intero di vita simbiotica coi miei figli, consapevolmente confinati in un paesino del sud, ho imparato
– che come in una clinica di riabilitazione, il giorno 1 sei presa dal panico e mediti la fuga perché ti sembra impensabile riuscire a stare in quel posto per 30 giorni assecondando orari e abitudini dei figli. Poi prendi il ritmo e ti ritrovi (quasi) senza accorgertene al giorno 29
– che se sei riuscita a gestire un mese senza tata e asilo e con nonni intermittenti allora puoi diventare anche amministratore delegato di un’azienda
– che come in un’altalena schizofrenica un attimo prima sono pazza d’amore per i miei frugoletti e l’attimo dopo vorrei strozzarli, ma tutto sommato ho una soglia di sopportazione più alta di quello che pensavo
– che SKY on demand può mancarti parecchio, perché non sai mai quando sarai in grado di guardare la TV e quindi è consolante sapere che proprio nell’esatto momento in cui puoi, non devi accontentarti di quello che passa il convento
– che le mamme che non lavorano e portano i figlioli al mare a luglio non fanno per niente la bella vita come si pensa
– che la siesta ha un potere salvifico
– che dopo una giornata a stuzzicarsi, poi ignorarsi, poi farsi i dispetti, poi urlarsi addosso, verso le 19, come nell’attimo preciso della liquefazione del sangue di San Gennaro, si compie il miracolo: i miei due figli giocano insieme d’amore e d’accordo, e senza richiedere la mia attenzione. Il tutto dura non più di 15 minuti, giusto il tempo per tirare un sospiro di sollievo, leggere 3 pagine di libro, fare una telefonata alle amiche, dare uno sguardo all’account di Instagram
– che mia figlia è un’amante della natura e delle sue manifestazioni e il suo entusiasmo contagia anche me: lei esulta alla vista di un prato di girasoli, di un arcobaleno, del cielo che diventa nero col temporale, di una luna pallida che lei intravvede per prima, già alle 5 del pomeriggio, del mare che compare all’improvviso dopo una curva in macchina
– che mio figlio è indifferente alla natura e alle sue manifestazioni: lui semplicemente si accoda alla sorella. Olli esclama “la lunaaaa!” e lui ripete convinto “lunaaaa” ma si vede chiaramente che non è mosso da alcuna partecipazione emotiva
– che il 30° giorno puoi avere delle allucinazioni e pensare di essere ancora single, su una terrazza vista mare al tramonto, con un drink ghiacciato tra le mani
– che di questo mese vissuto così faticosamente e intensamente temo che sentirò nostalgia, anche se ora giuro di no
Ciao,
ho scelto il tuo post per la mia Top of the post della settimana 🙂
http://www.damammaamamma.net/2015/07/top-of-the-post-27-luglio-2015.html
Marina, perdonami, negli ultimi giorni con wifi intermittente non avevo letto. GRAZIE…sei sempre affettuosa!
Non ho mai provato l’ebrezza di un mese intero di vacanza, né’ da adulta senza figli ne’ con mio figlio ma mi bastano 7 giorni per capire che fare la mamma a tempo pieno a luglio al mare con i figli non è una manna dal cielo!!
Molto simpatico questo post!!,