Le piccole cose

Non so cosa i miei figli ricorderanno di questi primi anni della loro infanzia. Io di certo ricorderò che ci fu un momento in cui capii che avevo bisogno di stare con loro e mettere il lavoro in secondo piano. Non nel senso di dare meno importanza al lavoro ma di dedicargli un tempo limitato, i cui confini potevo deciderli io. Ricorderò il privilegio di poter fare con serenità e consapevolezza questo ‘passo indietro’. E il privilegio originato fin da subito da quel cambio di marcia: poterli accompagnare all’asilo tutti i giorni e andarli a prenderli per poi inventarci il resto del pomeriggio a piacere, senza guardare l’orologio, senza dover correre da nessuna parte. Ma anche vivere le quotidiane emergenze con serenità, sapendo di poter essere io a farlo senza dover delegare, con un nodo in gola, qualcun altro. Un lusso che quando lavoravo full time mi era negato, per ovvi motivi.

 I miei figli nei pomeriggi dopo la scuola non fanno alcuna attività, niente judo, niente danza, niente tennis: io sono della scuola di pensiero un po’ nordeuropea che i bambini piccoli debbano semplicemente giocare più che possono, giocare con niente, stare all’aria aperta, coi loro coetanei o da soli, sporcarsi le mani di terra, imbrattarsi la maglietta, arrampicarsi sui muretti, consumare i pantaloni sulle ginocchia, litigare e fare pace, mettere in fila i dinosauri nella loro cameretta, dar da mangiare alle bambole, ascoltare una storia e guardare un po’ la TV. A scuola hanno l’obbligo di adeguarsi a certi ritmi, a orari imposti, ma fuori devono sentirsi liberi e sentire che io sono lì, a loro disposizione. Ogni giorno vado a prendere Olli e Bibo all’asilo e gli faccio fare in sostanza questo: li faccio giocare, li osservo (quello sempre..), mi faccio raccontare la loro giornata, mi faccio aggiornare su chi sale e chi scende nella classifica dei loro amici, a che punto è quel lavoretto sui bucaneve fatti con le scatole delle uova. Ogni tanto mi piace stupirli, dare al loro pomeriggio un twist inatteso: comprargli un gioco se sono stati particolarmente ubbidienti, portarli a mangiare un cannolo siciliano nella nuova pasticceria siciliana che ha aperto vicino a scuola, perché un cannolo non lo hanno mai mangiato in vita loro e, per cultura, è un’esperienza da fare. E poi perché sono curiosa di vedere la faccia che fanno mentre lo provano. Quando si ammalano mi piace restare a casa in pigiama con loro e dare il via a coccole extra.

Mi piacciono i dettagli, io sono una fan dei dettagli, soprattutto se legati alla vita quotidiana dei miei figli. Non voglio perdermene neanche uno. Quando Olli e Bibo saranno grandi e avranno preso il volo, cercherò di curare la malinconia tuffandomi nei ricordi di questi pomeriggi insieme. Fatti di piccole cose.  Fatti di dettagli.

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