#vacanzenonvacanze: con i figli nel paese della mia infanzia
Buongiorno! Mi da Vanity Fair, per favore?
Vanity fair è finito, signora.
Ma porc…. in questo paese sperduto in mezzo al nulla non mi è concesso neanche un po’ di sano gossip. E l’edicola più vicina è a 13 Km.
Comunque, se ve lo stavate chiedendo, a parte l’episodio qua sopra e qualche momento di puro sconforto, stiamo tutti bene. I miei figli, soprattutto. Io, dopo i primi due giorni in cui ho desiderato salire sul primo treno per Milano (da sola) ho preso il ritmo e ormai faccio in scioltezza casa-auto-spiaggia-auto-casa con i figli e una borsa mare che pesa 15 kg, Non ho dimenticato l’acqua a casa neanche una volta. La crema protezione 50 invece almeno un paio, ma non ditelo a mio marito. Ho ritrovato il piacere di guidare, perché conosco queste strade come le mie tasche. Nessun semaforo, niente traffico, solo campi gialli di grano e cespugli di oleandri che sono lì da 20 anni e più. Conosco ogni curva dove bisogna rallentare e scalare di marcia e ogni rettilineo dove si può schiacciare un po’ sull’acceleratore. Alla radio, ogni giorno, il tormentone del momento, che ormai coi miei figli si canta insieme a squarciagola: Mira, Sofia / sin tu mirada, sigo / sin tu mirada, sigo / Dime Sofia-a-a
I pomeriggi che temevo sarebbero stati interminabili li trascorriamo a fare molte delle cose che facevo io da piccola. Si va alla fattoria di un’amica a dar da mangiare agli animali e a prendere in mano i pulcini, si mangiano i fichi colti direttamente dall’albero. O si va a camminare nei campi di girasoli, tra le piante che si appicciano ai vestiti. Ho introdotto i miei figli alle triglie fritte e alle seppie arrostite, preparate espresse da mio padre. Si mangiano insieme le pannocchie lesse, ché non è estate senza il sapore del mais turgido di luglio e della sua consistenza callosa.
Olli e Bibo non stanno chiedendo l’pad, e io non sento l’urgenza di darglielo: evidentemente hanno cose più interessanti che catturano la loro attenzione. Hanno imparato a distinguere – che volete, sono bambini di città – il glicine dalla lavanda e le ortensie dagli oleandri. Hanno visto la prima mamma gatta della loro vita, che allattava 6-e-dico-6 gattini.
Spesso torniamo al mare anche nel pomeriggio, quando l’acqua è tiepida e l’aria meno soffocante. Fino all’ora che preferisco: le sette di sera, quando l’orizzonte è nitido e una luce perfetta rende fotogenica ogni cosa. Supervisiono come un capocantiere la costruzione di torri, pozzi e dighe in riva al mare. E tra un mamma, andiamo a nuotare dove c’è l’acqua alta? e un dai, vieni a scavare con me riesco pure a leggere qualche pagina di Vanity Fair, comprato dal benzinaio vicino alla spiaggia, che raramente esaurisce le scorte.
Siamo andati a guardare lo spettacolo dei burattini con dialoghi parecchio coloriti, ma tanto l’attenzione era concentrata sullo zucchero filato.
Mamma, ma Pulcinella parla in cinese? no, parla in napoletano. Non farti sentire da tuo padre che ti disereda!
I giorni nel paese della mia infanzia stanno scivolando via in un lampo e confesso che ho già un po’ di malinconia. Un po’.
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