L’IB curriculum
Chi ha dei figli che frequentano scuole internazionali ha sicuramente sentito parlare dell’IB curriculum. Ma che cos’è esattamente? a cosa serve? L’ho chiesto a Chiara Traversi, che è la direttrice dell’International School di Bergamo ma è prima di tutto una persona estremamente competente, obiettiva e sempre aggiornata su mondo della scuola.
Che cos’è esattamente l’IB ovvero l’International Baccalaureate? In cosa consiste?
L’IB è un continuum didattico che va dai 3 ai 18 anni. Prende il nome dall’International Baccalaureate Organization (www.ibo.org), nata nel 1967 con lo scopo di creare un percorso didattico che portasse ad un diploma valido in tutto il mondo. L’IB oggi è composto da tre programmi di studio (in realtà sono quattro, ma in Italia le varie scuole internazionali ne offrono al massimo tre, quindi eviterò di parlare del CP, Career-related Programme, per non fare confusione): il Primary Years Programme (PYP) che va dai 3 agli 11 anni, il Middle Years Programme (MYP) dai 12 ai 16, e il Diploma Programme (DP) dai 17 ai 18. Complessivamente il sistema dura un anno in meno rispetto al sistema italiano.
Spesso si crea confusione, perché si sentono dire cose del tipo: “il figlio della mia amica è andato a Londra a fare l’IB” e quindi si pensa che l’IB riguardi solo i ragazzi più grandi. In realtà il figlio dell’amica è andato a Londra a fare il Diploma Programme dell’IB, cioè gli ultimi due anni del liceo per poter conseguire un Diploma che, non solo è valido in tutto il mondo, ma è anche riconosciuto dalle università di tutto il mondo come un diploma di eccellenza. Oppure lo si sente nominare da studenti che hanno conseguito i Cambridge IGCSE, (il programma internazionale inglese che equivale al nostro vecchio ginnasio) e che non possono accedere direttamente all’università, come è ovvio, ma devono fare comunque gli ultimi 2 anni del liceo, e nella quasi totalità dei casi scelgono il Diploma Programme dell’IB, rispetto agli A-levels (ultimo biennio inglese che gode di una reputazione decisamente inferiore).
Tempo fa ho preparato questa infografica per fare chiarezza, penso potrebbe essere utile anche ai tuoi lettori
Questo per quanto riguarda il cosa è. Per raccontarti in cosa consiste, invece, potrei scrivere un libro intero! Sicuramente un elemento caratterizzante è la lingua: l’IB può essere insegnato in 3 lingue differenti, francese, spagnolo e inglese, ma è sicuramente quest’ultima a farla da padrona. La stragrande maggioranza delle scuole IB nel mondo utilizzano come “language of instruction”, l’inglese. Significa che la lingua parlata quotidianamente a scuola è l’inglese.
Ma se dall’esterno questo è spesso considerato l’elemento principale, visto dall’interno è solo un dato di fatto. È infatti il processo di apprendimento a svolgere un ruolo chiave nel programma in quanto è attraverso tale processo che i ragazzi sviluppano le competenze di cui hanno bisogno. I bambini apprendono spesso partendo da una attività pratica, che è la scusa per poterli far riflettere, portarli ad un livello più alto, concettuale, teorico, e poi tornare nel mondo reale per poter applicare nella vita di tutti giorni quello che hanno appreso. Noi italiani veniamo da una tradizione scolastica estremamente teorica, concettuale a volte marcatamente mnemonica. Penso che la nostra sia stata una scuola assolutamente di valore, fino a che non abbiamo iniziato a infarcire i curricula di qualunque cosa, con delle motivazioni buone e giuste per carità, ma lasciando troppo poco tempo ai ragazzi per “digerire” il tutto. Chi ne ha fatto le spese è la capacità di andare in profondità, di trasformare la conoscenza in un concetto utile a leggere e interpretare la vita. All’opposto, nei Paesi anglosassoni c’è un sistema che parte dal mondo pratico, dall’esperimento, finalizzato all’entrata nel mondo del lavoro. Visti da fuori, i sistemi anglofoni, risultano competitivi, poco includenti e con un output culturale discutibile. Spesso i colloqui che faccio con i genitori risentono di questi preconcetti sui sistemi scolastici.
Noi italiani siamo poi innamorati del tifo da stadio: o si sta una parte o dall’altra. Penso che invece la cosa più intelligente che si possa fare sia fare un’analisi e vedere dove sta andando il mondo. E il mondo sta andando verso l’IB. Perché? Perché l’impianto curriculare sposa entrambe queste anime: un sistema scolastico rigoroso, ma anche entusiasmante, un sistema che mette al centro lo studente e non l’insegnante, che quindi è attenta a far esplorare a ciascuno studente il proprio approccio all’apprendimento, che prende spunto dal mondo pratico, laboratoriale, ma che spinge i ragazzi anche all’astrazione e alla concettualizzazione, che sviluppa le cosiddette hard and soft skills. Leggere, scrivere e far di conto, come si diceva una volta, ma anche imparare a collaborare, comunicare, utilizzare sapientemente la tecnologia (compreso coding e robotica), essere bilingue, interdisciplinari, sviluppare intelligenza emotiva, ecc.
Il fine ultimo dell’IB è coltivare l’international mindedness, una mentalità aperta al confronto, abituata a considerare fatti, eventi, esperienze, opinioni da più punti di vista. Tutto l’impianto si basa poi su un livello didattico elevato, molto elevato, oserei dire. Ecco perché poi le migliori università, quando viene chiesto loro il perché preferiscano i ragazzi IB, rispondono cose del tipo: ”sono più aperti alla collaborazione, hanno una mentalità aperta e ottime capacità di problem solving” oppure “ il successo nel programma IB è sempre ben correlato con il successo ad Harvard. Siamo sempre felici di vedere le credenziali dell’IB Diploma sui transcript” (Marilyn McGrath Lewis, Asst. Dean of Admission, Harvard University), oppure “Uno dei vantaggi dell’IB curriculum è la sua struttura e la sua qualità. E’ un programma ben coordinato, ben radicato, ben noto e rispettato. Conosciamo la qualità dei corsi IB e pensiamo che sia ottima” (Christoph Guttentag, Director of the Admission, Duke University)
In quali scuole italiane è attivo?
La larga maggioranza delle scuole che offrono l’IB sono scuole internazionali; l’ elenco completo delle scuole che sono autorizzate dall’IB lo si può trovare a questo link.
L’autorizzazione è un processo piuttosto lungo, estremamente rigoroso e soggetto a revisione. Noi dell’International School of Bergamo siamo stati autorizzati due anni fa per il PYP e entreremo in fase di candidacy per l’MYP a brevissimo e di seguito per il DP (stiamo infatti seguendo la crescita dei nostri bambini più grandi nati nel 2005 che quest’anno hanno iniziato il ciclo delle medie e cresceremo fino alla conclusione della high school). Non sono tantissime le scuole che offrono tutti e tre i programmi dell’IB.
Personalmente penso sia un punto di forza di tutte le scuole del nostro gruppo (noi facciamo parte di un network di scuole che comprende le scuole internazionali di Milano, Bologna, Como, Brescia, Siena , Modena e Monza), perché, come dicevo all’inizio, i tre programmi insieme offrono ai ragazzi un percorso coerente.
Possono accedervi tutti gli studenti oppure bisogna superare una selezione?
Ogni scuola ha i suoi criteri di ammissione e dipende molto dall’età in cui si entra nel sistema. Sicuramente si può dire che l’IB è un percorso impegnativo, per questo molte scuole accettano ragazzi provenienti da altri sistemi solo se superano delle prove di assessment, che verificano sia il livello di preparazione nelle varie materie e il livello di inglese, ma anche l’attitudine allo studio e l’apertura mentale. I ragazzi che arrivano a 15-16 anni devono avere acquisito indipendenza nello studio, capacità di gestire il proprio tempo, abitudine a lavorare in gruppo in modo proficuo, ecc. A volte si dice di no a ragazzi anche molto bravi didatticamente, ma che nel Diploma Programme affogherebbero perché troppo abituati da un lato ad essere “seguiti” e dall’altro ad apprendere in modo trasmissivo, di fatto abituati a studiare la lezione, ma poco a ragionare e avere un vero approccio critico e personale: caratteristiche indispensabile per concludere con successo l’IB.
Quando i bambini sono più piccoli invece ci si concentra su inglese e matematica, i due ambiti in cui il gap dalle varie scuole di provenienza spesso è più marcato. In questi casi la scuola è organizzata per supportare questi bambini fino al raggiungimento dei nostri standard.
Che requisiti deve avere una scuola per poter offrire un percorso IB?
L’IB definisce degli standard ben precisi che toccano vari aspetti: la qualifica degli insegnanti, (sembra una banalità, ma in giro ci sono decine di realtà dove non vengono rispettati non solo gli standard internazionali, ma neppure quelli italiani! Vedo spessissimo un TEFL-Teaching of English as a Foreign Language- spacciato per una qualifica sufficiente per insegnare ai bambini delle elementari o dell’infanzia, insegnanti di italiano alle elementari che sono laureate in Lettere, che per inciso non è una qualifica sufficiente); la strutturazione del curriculum; il metodo di valutazione; il metodo di insegnamento; il metodo di lavoro all’interno della scuola; l’organizzazione degli spazi; le risorse a disposizione dei bambini e così via. I punti su cui essere compliant sono letteralmente decine e decine. Non è un caso se capita di vedere anche le scuole più grandi e rinomate non riuscire ad essere autorizzate. Questo di solito capita quando magari si è fatto il compitino bene, ma l’istituzione non è riuscita a fare propria la filosofia sottostante, quando la cultura dell’IB non è entrata nelle ossa degli insegnanti.
Che vantaggi porta agli studenti seguire l’IB invece che un percorso internazionale tradizionale?
L’aspetto a mio parere più importante a lungo termine è complessivamente la forma mentis, che va ad incidere nel profondo la definizione di che tipo di persona sarò, come affronterò la vita, ecc.
L’altro aspetto, certamente non secondario, ma più di breve termine, è l’accesso alle università. Sappiamo da molti studi che i diplomati IB hanno più possibilità degli altri di entrare nelle migliori università. Un recente studio ci dice che hanno il 57% di probabilità in più di entrare nelle migliore 20 università inglesi, per esempio. Hanno più possibilità perché le università riconoscono che i diplomati IB sono meglio preparati degli altri (sia in termini didattici, sia in termini di approccio allo studio).
Quando mi sono diplomata io, i miei genitori mi hanno dato la possibilità di tentare di entrare in quella che era considerata la migliore università di economia in Italia, e così sono stata abbastanza fortunata da essere accettata. Penso non mi sia mai neppure venuto in mente di cercare di entrare in un’università all’estero. I ragazzi di oggi vivono in un mondo diverso, per loro sarà naturale considerare diverse opportunità. Nelle scuole internazionali è prassi ospitare i roadshow di varie università estere che vengono a presentarsi agli studenti. E quello che è interessante notare è per esempio il fatto che anche le università italiane cercano di attirare i diplomati IB di tutto il mondo. Non è un caso se la Bocconi investe in modo importante in pubblicità sulle pubblicazioni dell’IB (che finiscono in tutte le scuole IB del mondo).
Sono appena rientrata da Barcellona dove si è appena conclusa la Regional Conference dell IB: per tre giorni gli addetti ai lavori di tutte le scuole internazionali IB di Europa, Africa e Middle-Est si sono ritrovate per discutere, confrontarsi e condividere problematiche e best practices. Si è discusso su come trasformare le Libraries in Learning Hub, su come dovrebbe essere fatta la scuola del futuro, il peso della tecnologia, ma anche come sviluppare l’ATL (Approach To Learning – cioè come faccio ad imparare!) Tre giorni di confronti con persone di altissimo livello del mondo della scuola, e non solo. Perché sapere come preparare i ragazzi presuppone che la scuola parli di continuo con il mondo. E questo penso sia peraltro uno dei difetti più grandi della nostra scuola, spesso autoreferenziale e che quando parla con il mondo, considera il mondo al di fuori della scuola.
Che costo ha?
L’IB è un programma estremamente oneroso per le scuole, e questo è uno dei motivi per cui difficilmente lo si trova nel mondo della scuola pubblica (e, anche se è politically incorrect dirlo, è anche uno dei motivi per cui tante scuole offrono solo il Diploma Programme che dà il titolo di studio, ma non il PYP e l’MYP). Le scuole, oltre a pagare delle fees all’IB, devono poi investire moltissimo sia in risorse fisiche (dalla library, ai laboratori scientifici, dal building alla tecnologia) sia in formazione dello staff. Bisogna mostrare all’IB il piano degli investimenti pluriennali e dimostrare loro che è sostenibile in termini di risorse economiche che la scuola ha a disposizione. Fantascienza per la scuola pubblica italiana che alloca le risorse ai primi di settembre per l’anno in partenza. Tuttavia, nel mondo esistono sempre più scuole IB pubbliche, dove il corrispettivo del nostro Ministero dell’Istruzione lavora fianco a fianco all’IB per portarlo nel pubblico. Negli Stati Uniti, sono partiti proprio da alcuni distretti particolarmente a rischio (zona povere, a bassa scolarizzazione) e i risultati sono stati incredibili.
Sarebbe bello se anche in Italia si potesse lavorare in tal senso….chissà! Per ora, le scuole che offrono l’IB sono tutte private e tendenzialmente anche piuttosto onerose. Uno degli scopi principali che dovrebbe avere la scuola pubblica è proprio quello che noi abbiamo sempre chiamato “ascensore sociale”, ma che nella pratica funziona molto poco, aimè. Chissà che le cose non cambino in tal senso anche in Italia. Sarebbe bello!
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