3 libri bellissimi da leggere (e regalare!) a Natale

Tre libri, tre romanzi diversi e bellissimi, tre autori che sanno che cosa significhi scrivere bene e costruire storie perfette per emozionare e godere anche più del piacere di una lettura che non è mai fine a sé stessa. Anche se, va da sé, è terribilmente piacevole. Cosa chiedere di più? Nulla, se non leggere, ovviamente.

A cominciare da Paolo Cognetti che con La felicità del lupo (edito da Einaudi) riporta il lettore nel luogo che ama di più, la montagna. La premessa è una sola, dimenticare il classico paesaggio da cartolina con il suo corredo di baci e abbracci perché c’è tutt’altro nella storia di Fausto, quarantenne deluso dalla vita condotta in città fino al momento in cui, complice il divorzio dalla moglie, un conto in banca singhiozzante e velleità letterarie che non hanno mai preso una forma concreta, si rifugia a Fontana Fredda deciso a passare nella solitudine dei suoi monti la stagione invernale. Suoi perché i sentieri e il ghiacciaio sono i luoghi che l’hanno accompagnato fin dall’infanzia e che ora  gli appaiono come i posti migliori per provare a fare ordine nei propri pensieri. È proprio qui, nel calore del ristorante di Babette, la cui proprietaria anni prima aveva fatto la stessa scelta di Fausto allontanandosi dalla metropoli, che il suo racconto si intreccia a quello di altri personaggi che hanno scelto la montagna per ragioni diverse. Come Silvia, la giovane cameriera stagionale che ancora non sa che cosa ne sarà della sua vita ma nel frattempo serve ai tavoli sorridendo, si asciuga i capelli nel calore notturno della stufa della locanda, divide il letto con lo stesso Fausto preparandosi a passare l’estate proprio su quel ghiacciaio che sovrasta il paese. E come Santorso, il silenzioso marito di Babette, la cui acuta capacità di osservazione viene sublimata dalle dosi generose di alcool che scandiscono le sue giornate e che sarà costretto a ripensare a quanto è stata la sua vita fino a quel momento in seguito a un curioso incidente. Oppure come le guide alpine che si ritrovano tra le cime arrivando da ogni latitudine geografica, e i camminatori incalliti, che subiscono l’immarcescibile fascino di pietre e rocce che il tempo ha scalfito senza mai cambiare o far loro perdere tutta la magia che le caratterizza. La montagna diventa nelle parole di Paolo Cognetti un rifugio e al contempo il luogo perfetto dal quale inseguire quella libertà e quella ricerca di sé stessi che, sempre più spesso, sono oggi una necessità. Ma soprattutto è il cuore di un romanzo con il quale l’autore stabilisce ancora una volta un legame unico e intimo con chi legge, grazie alla sua capacità narrativa di creare storie dense in cui si alternano quelle domande e quelle risposte che anche il lettore si trova costretto a porsi.

Che sono lacerazioni contemporanee, che sono un patrimonio squisitamente personale o più spesso condiviso, di esistenze che si sgretolano o che resistono ferocemente ai colpi della vita, di inquietudini e di interrogativi che ritornano senza requie. Un maestro nel fare questo è Patjtim Statovci che con il suo Gli invisibili (edito da Sellerio) crea un libro potente in cui guerra, migrazione, razzismo e solitudine si intrecciano in una vicenda d’amore tra due giovani che la storia – e la vita stessa – travolgerà senza possibilità di scampo.  Non è uno spoiler, perché l’autore non fa mistero dell’impossibilità di questa relazione fin dall’incipit di un romanzo dai piani narrativi sovrapposti come le voci narranti dell’albanese Arsim e del serbo Milos che si incontrano tra i tavolini di un caffè di Pristina e si innamorano follemente l’uno dell’altro. È la metà degli anni 90 e la guerra dei Balcani incombe sulla relazione di due giovani studenti entrambi all’università ma lontani, lontanissimi per cultura, tradizioni e situazione sociale. Il loro amore li sconvolgerà ma soprattutto cercherà di dare loro quella forma – o certezza che sia – e quell’identità che ricercano da sempre. Dal memoir in prima persona di Arsim, sposato a una donna che non ama e che maltratta, alle lettere alle quali Milos affida la sua discesa agli inferi, nel romanzo di Statovci la vita viene indagata, stravolta, abbruttita rischiando di fare a brandelli quel sogno che forse potrebbe salvare. Oppure no.

Se non conoscete Peter Cameron, il suo Anno Bisestile (edito da Adelphi) è il romanzo perfetto con il quale rimediare. Uscito per la prima volta a puntate nel 1988, contiene tutti gli ingredienti di quel periodo culturalmente denso e decisamente euforico che sono gli anni 80 per dare vita a un racconto sinfonico in cui i personaggi e le relazioni tra di loro si intrecciano senza soluzione di continuità. New York con il suo edonismo fatto di gallerie d’arte e di locali esclusivi, di strade illuminate e di party attesissimi, fa da sfondo al divorzio – amichevole – tra David e Loren, alla solitudine scomposta dell’amica Lilian, alla torbida ambizione della gallerista Amanda, alla vicenda rocambolesca del fotografo Heath, amante di David. C’è un’insoddisfazione di fondo che si può combattere, però, fuggendo dalla città, riallacciando relazioni che sembravano destinate alla fine; scegliendo di credere al miracolo della vita o di un incontro inaspettato o di godere dei frutti di un rapimento bizzarro….Una commedia che spesso scivola nella tragedia, un romanzo in cui è già evidente la mano potente di Cameron nel costruire racconti baciati da una scrittura vivace e profondamente ironica, che non perdona nulla ma che, al netto di tutto, fa decisamente sorridere.

Testo di Ursula Beretta

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