Campioni di autostima
Io: hai notato che Olli davanti a una difficoltà tende a buttarsi giù? si sente incapace di superarla e si abbatte.
Enne: come te! Tua figlia ha preso da te!
Come? cosa? quando? …caspita è vero, anche io ho la tendenza ad abbattermi se qualcosa che gestisco non va come previsto. Se un progetto a cui tengo non va in porto, se un’attività risulta più impegnativa del previsto, se una persona dimostra di non avere abbastanza fiducia nei miei confronti, se non vengo apprezzata adeguatamente. Come se non bastasse non credo mai di essere all’altezza fino in fondo. In qualsiasi cosa: il lavoro, la gestione familiare, l’educazione dei figli. C’è sempre una vocina fuori campo che sussurra: bah…ce la farai? chissà.
Se qualcuno riconosce un mio merito, mi stupisco. Ogni singola volta. E ogni volta quella famosa vocina di cui sopra vorrebbe dire ma sei sicuro? ti riferisci proprio a me? Se poi che sono brava lo sostiene un’amica, la vocina va giù piatta: lo dice solo perché ti vuole bene.
Ai miei occhi gli altri sono sempre più in gamba di me: la blogger che fa foto più belle e ne sa di SEO molto più di me; la professionista che è più brillante della sottoscritta; la mamma che riesce a farsi ubbidire con uno sguardo al contrario di me che se non introduco una minaccia o uno ‘scambio vantaggioso’ non ottengo nulla. Ho una scarsa capacità di provare auto-indulgenza, al contrario sono sempre pronta a rimarcare le mie mancanze, quello che non so fare abbastanza bene, le competenze che non ho. E’ una forma di insicurezza con cui, ahimè, convivo da sempre e che neanche l’età matura e la maternità sono riuscite a scalfire. Se poi aggiungiamo che a ogni nuova occasione in cui devo dimostrare le mie capacità io avverta una discreta ansia da prestazione abbiamo un quadro completo.
Se mi guardo intorno vedo spesso persone mediocri che hanno una tale sicurezza in sé stesse da non sentire mai il bisogno di mettersi in discussione, attività che invece io pratico regolarmente. Le invidio, perché spesso questo modo di essere le porta spesso ad ottenere molto più di quanto ottenga io che sto lì a rimuginare e a chiedermi se sono abbastanza. Brava, capace, intelligente, furba.
Ho imparato a convivere con questo mio atteggiamento e a gestirlo ma ho il rimpianto di non aver saputo debellarlo quando ero molto più giovane: avrei vissuto questi anni con molta più serenità. Ecco perché mi sta particolarmente a cuore che mia figlia impari fin da subito ad avere una grande fiducia in sé stessa e nelle sue capacità. Perché la personalità e l’indole giocano un ruolo importante ma l’educazione, l’incoraggiamento – ne sono certa -possono fare miracoli.
Nick Bollettieri non è stato un tennista memorabile ma è stato ed è un coach inarrivabile, ha trasformato tennisti talentuosi in grandi campioni. E io, pur non essendo un grande esempio di sicurezza in sé stessi, sarò per Olli quello che Bollettieri è stato per la Sharapova: un grande coach che la alleni e la motivi, perché diventi una campionessa di autostima.
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