Figlia, sii consapevole del tuo valore

Ieri, come ogni sera da qualche tempo a questa parte, intorno alle 23, prima di mettermi a letto a leggere due pagine di libro e poi perdere i sensi fino all’indomani, sono andata a prendere Olli, che dormiva già da 2 ore, per il nostro rito della “pipì di sicurezza”, quella che mi dà la (quasi) certezza che non ce ne sarà un’altra durante la notte.

La guardavo, abbandonata a peso morto fra le mie braccia, sentivo la massa del suo corpo tiepido addosso al mio e pensavo a quanto stia crescendo in fretta, a quanto sia già così pesante. Pensavo a quanto assomigli a me invece che al padre come normalmente succede alle figlie femmine. Guardavo la sua fronte alta, l’attaccatura dei capelli che fa la rosa in corrispondenza della tempia sinistra. Chissà se si sentirà a disagio per quella fronte ampia che io, da adolescente, non sapevo come gestire fino a quando finalmente ho scoperto la frangia, che è diventata la mia coperta di Linus, il mio trademark. Ecco, devo darle la dritta della frangia prima che se ne faccia una malattia. Come per il naso che, se tanto mi dà tanto, perderà la forma infantile di un nasino alla francese per assomigliare sempre di più a quello di suo nonno, e quindi al mio. Un naso che non passa inosservato e che solo a 17 anni ho capito come mimetizzare col trucco e il gioco di luci e ombre. Se mai maledicesse il fatto di aver ereditato il mio naso, allora le farò notare che un po’ anni fa c’era una modella di nome Gisele, con gambe chilometriche come quelle di tutte le altre modelle ma con qualcosa che la distingueva dalle altre e che la fece diventare la più desiderata, la più bella, quella con più fascino: il suo nasone. Col senno di poi avrei voluto che mia madre mi insegnasse a valorizzare i miei apparenti difetti per farne dei punti di forza, più che essere concentrata solo sulle mie pagelle. Mi sarei risparmiata qualche pianto e avrei imparato ad amare me stessa molto prima.

Spiegherò ad Olli che il nero slancia se hai qualche chilo di troppo e che sapere abbinare i colori è un modo per esprimere la propria personalità e distrarre lo sguardo degli altri dal tuo fondoschiena. Le auguro di avere un guardaroba pieno di Valentino e Saint Laurent ma le farò notare che non è poi fondamentale: dà molta più soddisfazione che gli altri credano che tu indossi un total look di Saint Laurent e invece hai solo saputo abbinare dei pantaloni di H&M con una giacca di COS e li porti con la disinvoltura di Loulou de la Falaise. Per quanto potrò, le insegnerò ad amare la matematica, che io non ho amato molto, forse perché nessuno ha saputo spiegarmela facendomela diventare amica o forse perché pensavo di non essere all’altezza, che fosse una materia per cervelloni e per maschi, mentre i miei insegnanti liquidavano l’argomento con un “la bambina è portata per le materie umanistiche e non per quelle scientifiche”. Al dilà delle inclinazioni che avrà, nessuna disciplina dovrà essere per lei uno spauracchio. Se vorrà fare la filosofa lo farà per scelta, per passione ma non per ripiego, perché non si sente abbastanza intelligente per fare l’astronauta.

Le spiegherò che mangiare, saper mangiare bene, è un piacere e una forma di cultura e chi vede il cibo come un nemico si perde qualcosa. Che digiunare non è cool, non lo fanno neanche le modelle. E sua madre, che durante l’università faceva la vestierista, nel backstage delle sfilate ne ha viste di modelle ingozzarsi di croissant come se non ci fosse un domani. E le spiegherò che gli uomini, quelli di spessore, saranno attratti dalla sua bocca carnosa (lo vedi che qualcosa di buono da me l’hai preso, Olli?) ma resteranno accanto a lei per le cose che saprà dire. Le spiegherò che quando le diranno brava sarà perché molto probabilmente brava lo sarà stata davvero, dovrà crederci e non fare come la mamma che a 40 anni ancora si stupisce se riceve un elogio. Le consiglierò di godersi i complimenti, di crogiolarcisi un po’ ma di non sedersi sugli allori ma rimettersi al lavoro con impegno.

Vorrei che Olli attraversasse tutte le fasi della sua vita nella maniera più leggera e spensierata possibile, consapevole del suo valore, amandosi. Senza tracotanza, solo più sicura di sé di quanto sia stata io nei mie anni difficili. 

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10 Discussion to this post

  1. Drusilla ha detto:

    Questo post è meraviglioso, ho i brividi!
    Noi genitori abbiamo veramente tante responsabilità, ma riuscire a rendere i nostri figli intelligenti a tal punto da capire quanto i loro “difetti” in realtà siano punti di forza è una Sfida incredibilmente difficile ma importante.
    Spero di essere anch’io all’altezza di questo ruolo! Io dovrò lavorare tanto sul mio primogenito Tommaso!

    • Emme ha detto:

      Sì Drusilla, hai ragione. Per mia madre tutto quello che atteneva alla sfera “estetica” era considerato come superficiale. Invece banalmente a 13 anni è proprio lì la chiave di tutto. E ovviamente il discorso vale anche per i maschi. Dobbiamo essere molto attente e sfoderare tutta la nostra sensibilità

  2. EllisTeller ha detto:

    È molto bello quello che hai scritto. Mi capita di cominciare a leggere su internet e saltare le righe, non arrivare alla fine… ho letto tutto Insegnare autostima e sicurezza è un compito fondamentale!

  3. Gilda ha detto:

    Post meraviglioso!!! Come ha detto Drusilla,fa veramente venire i brividi.

    Un grande bacio
    Gilda di http://www.nonpuoesserevero.blogspot.it

  4. alem ha detto:

    ma perchè ti ho scoperto solo ora?
    bellissimo post

  5. flaminia ha detto:

    perchè non scrivi un romanzo, un racconto, o un manuale, su come amarsi e non sottovalutarsi mai. Avresti davvero molto successo, o almeno, io lo acquisterei, perché non mi capita tutti i giorni di avere a che fare con persone così. ti auguro il meglio, come lo auguro alla tua piccola olli,
    un bacio
    xoxo

    • Emme ha detto:

      Sei gentile, Flaminia! Non so se sarei in grado. Ma questo blog è di scuro il mio veicolo per condividere riflessioni ed emozioni autentiche. Un abbraccio.

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