Ali d’argento

Donne, sempre e comunque, in questa estate anomala, che scrivano libri o che di quei libri siano protagoniste; oppure che facciano entrambe le cose, e le facciano bene, tanto da rendere prezioso il tempo trascorso in loro compagnia. Donne come Camilla Lackberg e la sua Faye, eroina dark già protagonista de “La Gabbia Dorata” che torna più determinata che mai nel secondo capitolo delle sue vicende, “Ali d’Argento”, anch’esso edito da Marsilio.

Delusioni, voglia di rivalsa, sesso e vendetta si intrecciano in maniera coinvolgente in un thriller che ha tutte le carte in regola per non deludere gli appassionati del genere. Ma rigorosamente in chiave woman power. Una lettura perfetta per svagarsi, coinvolgente il giusto, leggera e appassionante come solo i romanzi della scrittrice scandinava sanno essere.

Il segreto è nella trama avvincente e orchestrata con maestria che ha il suo cuore nella protagonista, una donna forte e determinata che si è lasciata, o almeno sembra, il passato alle spalle: l’infanzia non da cartolina, un ex marito ingombrante e crudele, le umiliazioni che rischiavano di sommergerla. Ora vive in Italia, dove si è ricostruita una parvenza di famiglia, e continua a essere imprenditrice di successo in quella società di cosmetici, la Revenge, nella quale ha investito tutto, anche il ricordo della migliore amica scomparsa.

Old habits die hard, verrebbe da dire, nel momento in cui Faye ritorna a essere assediata da vecchi fantasmi e soprattutto da una propensione a cercare il maschio sbagliato che, insieme, concorrono a ricreare vecchie dinamiche. C’è il lancio dell’azienda negli Usa, ci sono la madre e la figlia da proteggere, ci sono però anche quelle donne che prima le si erano rivoltate contro, per un motivo o per un altro, e che invece ora sono pedine preziose per evitare il fallimento. Eroina femminista suo malgrado e soprattutto catalizzatrice di quella solidarietà in rosa che, se spesso può apparire un banale clichè, qui è fondamentale per superare gli imprevisti. Soprattutto in una società che continua a essere fortemente improntata al maschile e contro la quale Faye – e viene da dire, la stessa Lackberg- non fa mistero di ribellarsi.

Tipico delle donne sottovalutarsi, non essere capaci di vedere le proprie qualità. Ci educano così. Ed è questo che ci insegna il mondo. e il mondo è governato da uomini che hanno tutto da guadagnare se noi ci convinciamo di avere un valore solo in rapporto a loro.”

È innegabile che, come nel romanzo precedente, la vicenda ruoti intorno alla forza delle donne e alla loro capacità di vendicarsi che, se foraggiata da un considerevole conto in banca e da una consistente dose di astuzia, possono portare a risultati prorompenti. Il genere stesso de “Le ali d’argento” mi impedisce di andare oltre per non svelare quei dettagli che, insieme, concorrono a renderlo piacevole e godibile, senza necessariamente aspettarsi un capolavoro.

Amo l’estate anche e soprattutto per la possibilità di svagarmi con generi che, durante la stagione lavorativa, trascuro. È il caso del mio amatissimo Stephen King e del suo “Se scorre il sangue” (edito da Sperling&Kupfer): 4 racconti da divorare senza ritegno, a bordo vasca o in una cornice montana. Il rischio di esserne delusi non sussiste, potete credermi…

Testo di Ursula Beretta

 

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