Qui e ora
Mamma, oggi è primavera?
no, Bibo, siamo quasi a novembre, è autunno!
E’ pur vero che è un autunno così tiepido e assolato che sembra una primavera. Non ricordo altri autunni così miti o forse non ci ho mai fatto caso prima d’ora. Da qualche anno invece ci faccio caso, eccome se ci faccio caso! Prima di tutto perché la tua maestra mi ha dato il compito di raccogliere con te rametti e foglie secche per il cartellone della classe a tema autunno. E poi perché mai come adesso è come se avessi una lente d’ingrandimento incorporata che dilata i dettagli facendomeli notare tutti, anche quelli che prima mi sembravano insignificanti. Presto attenzione ai colori, alle sfumature, ai sapori. Ho passato metà della mia vita a correre verso quello che veniva dopo, senza prestare attenzione a quello che avevo già: ricevevo un bel regalo ma quello di mia sorella lo trovavo più bello del mio, avevo un bel lavoro ma ambivo a lavorare in una nuova azienda, guadagnavo bene ma volevo uno stipendio più alto, avevo un fidanzato ma ne cercavo uno più affidabile, mangiavo e non assaporavo nessun boccone, non avevo tempo o credevo di non averne, la testa era sempre altrove, al poi. L’erba del vicino era sempre più verde e quello che accadeva nella mia vita lo guardavo sempre frettolosamente con la coda dell’occhio, pensando già a quello che sarebbe successo dopo o che ‘sarebbe potuto succedere se’. Bè, sai una cosa, Bibo? la tua mamma si è fermata! Quell’inquietudine che mi ha accompagnata per anni non ce l’ho più. E ammetto di avercela avuta fino a pochissimo tempo fa quando – appena nati – vi cambiavo i pannolini e già sognavo il momento in cui sareste finalmente andati al bagno da soli. Ho incominciato a camminare invece che correre sempre, ho scoperto il piacere di andare a fare la spesa al mercato e indugiare nella scelta tra la zucca napoletana e quella Butternut. Camminando mi fermo a osservare il magnifico foliage che spesso mi si para davanti agli occhi in tutta la sua bellezza in questi giorni autunnali, che anche se viviamo in città non è meno suggestivo e poi Bibo, ma che ne sapeva la tua mamma di cosa fosse il foliage prima di adesso? quando mai l’aveva notato? Ora cerco pure di indovinare se quella foglia così rossa lì a terra appartiene a una vite canadese o a un acero. Mangio un caco e ne assaporo ogni boccone, vi porto a scuola in bici e mentre cantiamo una delle vostre canzoncine nella mia testa c’è posto finalmente per un solo pensiero e non mille che si accavallano: che sono per strada che accompagno i miei figli a scuola e non vorrei essere da nessun’altra parte. Sembra niente di importante eppure per me è un piccolo privilegio che si rinnova ogni giorno e che non do per scontato. Oggi, stare nelle mie scarpe mi piace proprio. Mi scopro a desiderare esattamente quello che ho: il tempo di accompagnarvi a scuola e venire a prendervi, la vita che ho costruito e tutte le persone che ci stanno dentro, i rapporti di lavoro che ho scelto io. Non voglio altro, non voglio di più. E voglio passare il mio tempo con te e tua sorella senza pensare al dopo, perché anche se a volte mi rompo le scatole – giocare a fare che tu sei il dottore e io la malata non è che mi entusiasmi – so già che fra 10 anni, quando tu preferirai di gran lunga passare i pomeriggi con i tuoi amici invece che con me, lo rimpiangerò. E rimpiangerò pure il martelletto che mi suonavi sulle ginocchia facendomi male. Però almeno potrò dire che quando è stato il momento di esserci io ero lì, anche con la testa, e l’ho vissuto appieno.
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