Confidenza

È sempre Natale quando esce un libro di Domenico Starnone, uno che sa raccontare l’amore come nessun altro e che anche questa volta, con il suo “Confidenza” (Einaudi Editore) è bravissimo nel ribadirlo.

Un romanzo amoroso dunque, ma in cui è presente tutto il corollario di temi che, da sempre, lo scrittore napoletano è maestro nel maneggiare, riassunti in quella confidenza del titolo che rappresenta l’essenza stessa del rapporto tra due innamorati: dalla mera condivisione di un segreto all’intimità tra due persone fino a includere, ça va sans dire, la fiducia, collante necessario di ogni relazione. Vale tutto, tra chi si ama, nel bene e, soprattutto, nel male. E sta tutto nell’incipit, potentissimo, del romanzo.

“L’amore, che dire, se ne parla tanto, ma non credo di aver usato spesso la parola, ho l’impressione, anzi, di non essermene servito mai, anche se ho amato, certo che ho amato, ho amato fino a perdere la testa e i sentimenti. L’amore come l’ho conosciuto io, infatti, è una lava di vita grezza che brucia vita fine, un’eruzione che cancella la comprensione e la pietà, la ragione e le ragioni, la geografia e la storia, la salute e la malattia, la ricchezza e la povertà, l’eccezione e la regola. Resta solo una smania che torce e distorce, un’ossessione senza rimedio (…)”.

Ne sa qualcosa Pietro Vella, professore di liceo a Roma, innamorato di Teresa, sua ex alunna, con la quale ha una relazione tormentata e viscerale, che culmina in un banale quanto orribile patto tra i due, vale a dire la confessione, vicendevole, del segreto più terribile che, se fosse rivelato, avrebbe una valenza fortemente distruttiva. Liason dangereuse a tutti gli effetti perché, seppure l’amore è destinato a finire, rimane qualcosa oltre l’affetto o il corollario dei ricordi. E quel qualcosa non è necessariamente positivo.

Un romanzo che arriva subito in un piano pirandelliano che mette in forse l’identità dei personaggi: a chi deve credere il lettore, chi è davvero Pietro, che cos’avrà mai commesso di talmente grave da tenerlo in uno stato di continua agitazione?

Si deve leggere.

Leggere di Pietro che sposa Nadia, una donna tranquilla e opposta alla sua ex fidanzata, che diventa a suo modo celebre grazie a un saggio sullo stato della scuola che lo porta a confrontarsi con il sistema scolastico e con le intelligenze mediocri che ne beneficiano per progredire nella vita. Leggere dei suoi tour letterari per la penisola davanti a persone che ne ammirano la lucida disamina e ne colgono l’essenza di uomo buono, moderato, di padre di famiglia amoroso, di marito devoto e capace di tollerare le intemperanze caratteriali della moglie. Leggere di come, nonostante tutto, ci sia comunque qualcosa che manca, che non gli fa godere di quella tranquillità che meriterebbe: la paura che Teresa, diventata nel frattempo un personaggio di rilievo nel suo ambiente, possa parlare rivelando quel segreto che li ha legati fino a quel momento.

Io sarò la tua sorvegliante e tu il mio, per tutta la vita. Ci sposiamo, facciamo una sorta di matrimonio non religioso e nemmeno civile ma, come lo vogliamo chiamare, etico. Se uno di noi sgarra, l’altro ha diritto a dire a chiunque: ora ti spiego io chi è veramente quest’uomo, chi è veramente questa donna”.

Leggere di questo vaso di Pandora che, forse, sarà destinato a essere scoperchiato e che ha la forza di un mastice nell’impedire la costruzione di un’identità certa, la cui fragilità viene continuamente messa in forse e che, proseguendo nel romanzo, viene arricchita da continui cambi di prospettiva che, in parte, decostruiscono il racconto in prima persona fatto da Pietro.

“Confidenza” è un romanzo feroce nella sua apparente pacatezza, accompagnato da una scrittura al limite del musicale per la sua capacità di smorzare i momenti più drammatici virando verso tematiche oggettive e poco pericolose, un libro che dimostra come, quando si ama, l’equilibrio sia sempre nelle mani di un’altra persona e che, per quanto uno si sforzi, debba sempre farci i conti. Nel passato, nel presente e anche nel futuro.

Perché fanno dei giri immensi e poi ritornano. Sempre.

Testo di Ursula Beretta

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