Una figlia femmina
Una figlia femmina non è una fortuna in sé, cara Olli. La vera fortuna è un figlio, maschio o femmina che sia. Ma una figlia femmina è una fortuna per tutta una serie di ragioni tanto futili quanto irresistibili.
Tu sei ancora piccola, Olli, e io per un po’ sarò per te soprattutto quella che ti da delle regole e che ti chiede ubbidienza, che va a parlare con gli insegnanti e che ti porta alle feste di compleanno dei tuoi amici; che ti insegna a dire grazie e per favore, ad avere rispetto e cura di te, che starà in pensiero se ritarderai la sera, che dovrà dirti dei no anche a costo di sembrare senza cuore. Ma una volta che la parte più delicata del mio lavoro sarà finita, quando sarai diventata una donna indipendente e consapevole, con un lavoro, una casa e un conto in banca, quando potrò finalmente abbassare la guardia oh…allora sì che inizierà per me la parte leggera e ludica dell’aver messo al mondo una figlia femmina: quella delle chiacchiere e del gossip al telefono, dei giri nei negozi per comprare lo stesso maglione, del confrontarsi senza imbarazzo sugli uomini, che avrai la maturità giusta per gestire senza bisogno dei miei consigli; dello sviscerare gli episodi assurdi della vita quotidiana che ci mettono alla prova, facendolo magari davanti a un piatto gourmet in un ristorante piccolo e accogliente che abbiamo scelto insieme. Inizierà la parte dei gesti d’affetto manifestati senza il pudore che invece si impossessa dei maschi, da una certa età in poi. Inizierà la parte che tua nonna e io viviamo oggi che siamo entrambe adulte: la gioia senza prezzo del condividere piccole cose, rigorosamente ‘da femmine’.
Per ora mi godo, senza fretta, la parte frivola della vita con te ancora piccola, comprandoti vestitini fiorati a punto smock e mollette colorate da appuntarti fra i capelli, mettendo da parte con cura le mie borsette vintage che poi userai tu (sempre che nel frattempo non mi diventi una punkabestia anticapitalista), facendoti le codine come mia madre le faceva a me – e tu per fortuna non sei puntigliosa com’ero io, che se una codina non era perfettamente simmetrica rispetto all’altra ne facevo un dramma. Portandoti alla mostra di Barbie con nonna, che di Barbie nel corso della mia infanzia me ne ha comprate più di una e mi ha vista giocarci fino alla prima media. Sai una cosa, Olli? quando eri un fagiolino nella mia pancia confesso che ho pregato e scongiurato che tu fossi una femminuccia e quando ho scoperto che lo eri ho esultato come Sandro Pertini alla finale dei Mondiali dell’82, fatto una capriola sulla moquette dell’ufficio e, ora che ci penso, ho anche pianto un po’. Avevo avuto proprio una fortuna sfacciata.
Condivido appieno ogni riga, ogni parola! Questo post avrei potuto scriverlo io! 😀
E aggiungo che chi dice che la relazione madre/figlia sia complicata e difficile da gestire rispondo che non sanno ciò che dicono. Sono sempre stata molto complice di mia mamma e non vedo l’ora di vivere le stesse esperienze con mia figlia!!
Hai ragione, non c’è niente da fare, il rapporto tra madre e figlia e un’alchimia inspiegabile.
Io adoro la complicità che c’è tra me e mia madre, qualcosa di indescrivibile e unico. Ho due figli maschi e già so che questa complicità non ci sarà tra me e loro quando cresceranno anche se mi regalano tante emozioni e sono profondamente legati a me. Spero che questo nostro rapporto rimanga per sempre ma i maschi quando crescono sono diversi, vedremo…
Anche io sono dell’idea che il rapporto tra madre e figlia è qualcosa di inossidabile, e che quel cordone ombelicale non si èsi spezzato virtualmente: è solido,forte indistruttibile.