(Piemonte) Della Pasqua e degli dei avversi
Io non ho ancora capito per quale misterioso fenomeno ogni santa pasqua che gli dei mandano in terra, che si stia villeggiando al nord o al sud, al mare o in campagna, il tempo è pessimo. Non riesco a visualizzare neanche una pasqua negli ultimi 10 anni in cui il tempo non sia stato infame, rovinando tutti i miei programmi.
E la Pasqua appena passata non è stata da meno. Che se sei da solo hai mille alternative per esorcizzare le condizioni meteo deprimenti. Ma se hai dei bambini al seguito le alternative sono poche anzi una sola: restare chiusi in casa.
Quello che avremmo dovuto fare noi lo scorso week-end, per salvaguardare un minimo la nostra pallida idea di vacanza. Ma invece, impavidi, siamo partiti comunque verso la nostra meta abituale per i soggiorni brevi: il Piemonte, la regione che da quando sono nati i nostri figli ci dà rifugio e allevia le fatiche dell’attività genitoriale a suon di carne cruda battuta al coltello, tagliolini e barolo.
Contavo tanto su prati di margherite assolati e soprattutto ASCIUTTI da dare in pasto ai miei figli per farli stancare il più possibile e poi metterli a letto il più presto possibile. Contavo su lunghissime passeggiate tra le colline e (mediamente) lunghe e ininterrotte letture seduta al sole. Io contavo…contavo proprio i giorni che mi separavano dalla mia meritata vacanza. E invece banali condizioni meteo non propizie ci hanno portati dal paradiso all’inferno senza passare dal Via.
Odio ammettere che ancora una volta abbiamo tamponato la situazione grazie al marito maniacalmente previdente che mi trovo a fianco (prometto di bistrattarlo meno…), che ha avuto l’accortezza di infilare in macchina uno zainetto di Peppa Pig colmo di giochi, Lego e libri con cui i nostri figli si sono trastullati all’interno (perché il magnifico parco circostante era impraticabile) del posto di cui eravamo ospiti: l’Hotel Castello Rosso, un albergo ricavato all’interno di un castelletto che sorge in mezzo a un borgo del 1400, nei pressi di Cuneo.
Certo evitare che due bambini piccoli non creino il minimo disagio, pur con tanto spazio a disposizione, è una chimera: in un momento di nostra distrazione Bibo, tipo rockstar in preda al delirio, ha sbattuto per terra riducendo in mille pezzi una lampada da tavolo come neanche Kurt Cobain allo Chateau Marmont. Bibo non resterà nella storia come Kurt ma per fortuna lo staff dell’albergo ci è venuto incontro con estrema tolleranza. Ecco perché in quel posto torneremo ancora e ancora.
Abbiamo guardato la campagna rigogliosa perlopiù dalla finestra e nei rari momenti in cui la pioggia si è placata io ho mollato il resto della truppa per starmene da sola per un po’, con la scusa di andare a fare delle foto. Ah…benedetta fotografia, il mio ultimo rimedio allo stress dell’essere madre di due figli piccoli con un anno di differenza.
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