Dimmi che non può finire

Il romanzo di Simona Sparaco, “Dimmi che non può finire “ (edito da Einaudi) è una favola, nel pieno senso del termine. Ne ha gli ingredienti, ovviamente, e  la scrittura, lieve e potente insieme, che nasconde i non detto e lascia spazio alla fantasia di seguire, dolcemente, un ritmo narrativo avvolgente. Non mancano il principe ferito, la matrigna cattiva, il bambino orfano. Ma questo fa parte della magia.

Amanda ha ventotto anni, non si ama e fa di tutto per non farsi amare dagli altri, soprattutto dalla madre con la quale divide la casa e una vita appassita, in cui non c’è posto per i sogni ma solo per una consapevolezza: tutto ciò che può renderla felice, è destinato a finire. Lo sa bene la ragazza, anzi, lo prevede grazie a quello strano rapporto con i numeri che, ogni qualvolta si ritrova in una situazione serena, le appaiono senza mai sbagliare e ne decretano l’inversione di rotta. Puf, andato, ciao.

Attraverso i numeri Amanda analizza le trame della sua vita alla ricerca di risposte e alla fine capisce che “se i numeri mi venivano incontro, lo facevano sempre per formare una data, e per avvertirmi che una felicità appena scoperta sarebbe finita per sempre”.  Ne deriva un’esistenza costantemente in difesa, senza gioie e senza dolori, una mediocrità nemmeno tanto aurea in cui i numeri sono spauracchio e baluardo insieme, per difendersi dalla sofferenza, certo, ma anche per non vivere. Fino a quando Amanda accetta di fare la baby sitter per il figlio di un suo vecchio compagno di scuola: sulla carta sarebbe tutto perfetto, difficile per lei essere felice con i bambini che non sopporta, ma Samuele è diverso. Poco convenzionale, orfano di madre, non integrato con i suoi coetanei per quel suo essere decisamente bizzarro. Ma saranno ancora una volta i numeri a creare il legame tra Amanda e il bimbo, al quale lei rivela il suo segreto e a cui, suo malgrado, si affeziona senza rendersene conto. Perché sono simili, due creature ferite dalla vita, bisognose d’amore e al contempo chiuse nella loro solitudine dove festeggiano liberamente le paure.

E quindi tu non vuoi essere felice perché poi finisce? E ti sembra una cosa buona?- domandò. Fui spiazzata da come era arrivato dritto al punto

Se tengo a qualcosa, so quando finirà e anche questo mi fa soffrire.

Allora lui, con gli occhi che parevano quasi più grandi, mi disse una frase che non avrei mai dimenticato – si ma tanto poi ricomincia.

Simona Sparaco intesse pagine intense, in cui la numerologia si intreccia con l’amore, dove i ruoli di adulti e bambini sono mischiati; un racconto di vite che smettono di avere paura, una storia di speranza in un momento di incertezze e timori. Perché solo se si decide di iniziare un’avventura si può decidere se viverne o meno la fine, qualunque essa sia. Basta avere il coraggio di provarci. 

Testo di Ursula Beretta

 

 

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