Due figli in un anno (o poco più): pro e contro
Ma che carini, signora, sono gemelli?
E’ questa la domanda che mi viene rivolta più spesso quando sono in giro con i miei figli, che hanno 3 e 4 anni e quasi la stessa altezza. Per la verità hanno anche lo stesso numero di scarpe e pesano entrambi 16 Kg. circa.
Alla mia risposta “no, ma quasi: hanno 14 mesi di differenza” scattano i commenti, che variano in base al soggetto che li fa: con figli o senza figli, romantico o pragmatico.
‘Accidenti, coraggiosa!’ (ma si vede benissimo che vorrebbe dire PAZZA) – commento del soggetto certamente dotato di figli
‘Brava, ha fatto benissimo…così crescono insieme!’ – commento del soggetto evidentemente non dotato di figli
Quando Bibo è venuto al mondo sono stata immersa in un frullatore la cui forza centripeta mi ha spappolata, fatta a pezzettini. Non c’era tempo di esprimere le mie impressioni su quello che mi stava accadendo, non avevo ancora abbastanza elementi per poter dare un giudizio obiettivo, ero priva di lucidità. Ho vissuto per circa 3 anni in una specie di catena di montaggio: allattamento, vaccinazioni, svezzamento, inserimento all’asilo, spannolinamento, senza soluzione di continuità. Oggi, che il più è fatto, oggi che il peggio è passato e che ho recuperato un filo di lucidità, posso finalmente parlare con cognizione di causa. Non è stata una scelta quella di avere Bibo appena 14 mesi dopo l’arrivo della sorella: i figli, arrivano quando decidono di arrivare, ovvio. Volevo un secondo figlio? Sì. Usavo sistemi contraccettivi? No. E allora perché sembra che il suo arrivo mi abbia colta impreparata? Ho solo confidato troppo nelle statistiche sulla fertilità: avendo passato i 25 e pure i 30 anni da un bel po’ non pensavo che questo figlio sarebbe arrivato così presto. Pareva fosse improbabile la possibilità stessa di avere un secondo figlio!
La vita mi ha presa in contropiede. Ho il rimorso di non avere esattamente esultato davanti al test di gravidanza positivo, come invece avevo fatto un anno prima. Ricordo che mi sono messa mentalmente a calcolare se, per l’arrivo del fratellino, Olli mi avrebbe almeno fatto la grazia di camminare: non potevo pretendere che a 1 anno e 2 mesi si vestisse da sola o si allacciasse le scarpe, ma che almeno camminasse! Col senno di poi, se avessi avuto la possibilità di scegliere, lo avrei fatto un secondo figlio a un anno dal primo? Riesaminiamo i pro e i contro:
I CONTRO
1 La prima gravidanza è idilliaca, ami la tua pancia, ami persino i fastidi ad essa connessi, la nausea, la goffaggine. Un periodo di simile spensieratezza non l’avevi mai vissuto prima, vorresti non finisse mai, ma hai anche una voglia matta di vedere la faccia di quel cosino che hai dentro. Una seconda gravidanza ravvicinata è la negazione di quanto sopra: immaginate di occuparvi – incinte – di un bambino di un anno, che magari non cammina ancora; immaginate che (come è successo a me) il vostro 9° mese di gravidanza coincida col periodo più caldo della storia della meteorologia. Vi assicuro che tutto quello che desidererete è di partorire il più presto possibile per uscire da quell’incubo.
2 Il primo parto è poetico, commovente, la novità più grandiosa e mistica che si possa vivere. Che importa quando si rompono le acque, se di giorno o alle 2 di notte: quando accade accade! Col secondo parto nulla può essere lasciato al caso perché la logistica e i tempi sono una priorità: avete un bambino di 1 anno a cui dare una sistemazione mentre voi correte in ospedale. E vogliamo parlare di quando tornerete a casa, con un neonato da nutrire, cambiare, addormentare a ciclo continuo e un bambino di 1 anno che vi ronza intorno richiamando la vostra attenzione?
3 Cresceranno insieme, si faranno compagnia, saranno complici! La prima sicuramente, sulla seconda e la terza ho dei dubbi: come racconto spesso, i miei figli sono complici il 20% della loro giornata e nemici giurati l’80%
I PRO
1 Li fate uno dietro l’altro, concentrate la fatica in pochi anni e vi siete tolte il pensiero. A meno che vi piaccia l’idea di rispolverare, dopo anni di oblio, fasciatoio, bavaglini e carrozzina, ormai diventati fuori moda. Peraltro neanche vi ricordate più come si disinfetta il cordone ombelicale o si assembla la pappa dello svezzamento.
2 La comodità e la praticità di dover comprare la stessa misura di pannolini.
3 Saranno praticamente coetanei, quindi in grado di divertirsi più o meno allo stesso modo e con gli stessi amici: il miglior amico di Bibo è un compagno di classe di Olli. Hanno in comune la passione per gli Avengers e le tartarughe Ninja e quando si incontrano in cortile si abbracciano con un trasporto commovente.
Al dilà dei pro e dei contro, che sono pari, due figli ravvicinati per me sono stati e continuano a essere una scoperta straordinaria. E’ una fatica immane, perché sono vicini ma non sono gemelli, hanno esigenze simili ma non identiche, identico bisogno di attenzioni continue ma in modo diverso, insomma roba forte per una come me che pensava di essere una pappamolle, in grado a stento di occuparsi di un figlio per volta. Però sono ancora viva, ce la sto facendo, e senza neanche un accenno di depressione (oddio, ogni tanto depressa lo sono eccome). Ho un moto di orgoglio ogni volta che carico i miei figli sulla bici, uno davanti e l’altra dietro, così piccoli e così somiglianti: mi sento un’eletta.
E sento che il meglio deve ancora venire.