Fedeltà e tradimento
Il dilemma tra fede e umanesimo, il conflitto tra tradizione e contemporaneità e in mezzo, la figura di Dio e la religione ebraica: tutto questo diventa pura poesia narrativa nei due racconti di uno dei maggiori scrittori dell’ebraismo lituano, Chaim Grade, raccolti in “Fedeltà e tradimento”, edito da Giuntina.
L’autore, grande cantore di un mondo che conosceva e che non esisteva più, ha racchiuso in questi due testi la summa di quanto aveva visto con i suoi occhi tra le yeshivah in cui si studiavano la Torah e il Talmud e i contrasti che l’animavano, i piccoli paesi della Lituania in cui gli ebrei vivevano colonizzando interi quartieri e dove protagonista era quel loro modo di vestirsi, di mangiare, di educare i figli, di ascoltare gli insegnamenti del divino mentre intorno a loro prendeva piede una modernità non sempre accettata. E, tutto naturalmente, senza mai dimenticare la Shoah. Con una prosa scorrevole sostenuta da un impianto narrativo da manuale, Chaim Grade trascina il lettore nel suo universo e lo fa in una maniera talmente cinematografica che i personaggi sembrano essere presenti con quel loro modo di affrontare la vita che, al netto della distanza temporale, si fa squisitamente reale.
Un ricco mercante sul letto di morte esprime le sue ultime volontà ai familiari presenti al suo capezzale: mentre il figlio dovrà abbandonare l’università di agraria per dedicarsi allo studio della Torah e del Talmud sotto l’egida di un rabbino amico, la figlia sposerà uno studente di yeshivah. Sarà la moglie devota a farsi garante delle promesse intorno alle quali ruota il primo dei due racconti, “Giuramento”, nel quale Grade riversa il pentimento di un moribondo nei confronti dell’esistenza troppo mondana che ha vissuto e che vuole in qualche modo riscattare facendo si che la sua prole non compia i suoi stessi errori. L’eterno dilemma tra tradizione e modernità diventa lo spunto per la narrazione di un mondo in cui l’osservanza religiosa si scontra con la libertà personale di scegliere il proprio destino. E sono proprio i giovani quelli che si trovano costretti a pagare lo scoto dell’attrazione di una realtà smaccatamente secolare in cui la libera scelta, forse, è messa in discussione da una verità più grande.
“La mia contesa con Hersh Rasseyner” nasce invece dalla stessa vicenda biografica dello scrittore che, da giovane, aveva abbandonato la yeshivah per diventare poeta mettendosi in contrapposizione con i suoi vecchi compagni di studio. Il racconto diventa così la storia romanzata della sua personale crisi identitaria in chiave laica svelata nello scontro con l’amico della sua giovinezza che invece aveva percorso fedelmente un cammino ossequioso alla religione. Ne nasce un dialogo serrato che arriva direttamente a Parigi, laddove i due si rincontrano dopo molti anni, e che diventa una potente riflessione sull’ebraismo – e le sue differenti anime – e la modernità. E su tutto incombe un interrogativo ancora più forte: come si può, nonostante tutto e nonostante la Shoah, continuare a essere fedeli a un Dio che ha concesso e continua a concedere tanto male agli uomini?
“Fedeltà e tradimento” è un libro in cui la cultura ebraica esplode grazie alla forza narrativa di un autore che, sono sicura, sarà difficile non voler conoscere più a fondo (e se vorrete farlo, “La moglie del Rabbino”, sempre edito da Giuntina, è lì ad aspettarvi!).
Testo di Ursula Beretta
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