Io che un giorno mi sono emancipata dai miei genitori
Enne mi rimprovera spesso di essere ancora molto “figlia”. Di non avere ancora tagliato il cordone ombelicale coi miei genitori. Di volerli compiacere sempre, come se avessi 16 anni e di non essere obiettiva quando parlo di loro: qualsiasi cosa stramba facciano io li giustifico sempre, qualsiasi cosa dicano è vangelo, insomma sono praticamente infallibili e la loro opinione è l’oracolo.
Addirittura – incinta della mia primogenita – davanti al test di gravidanza positivo chiamai la mia amica Katia e le dissi d’istinto “e adesso come la prenderanno i miei?”, neanche fossi la protagonista di un episodio di Teen Mom. Realizzando solo dopo molti minuti che avevo ben superato la trentina, avevo un lavoro, un tetto sopra la testa e anche un fidanzato che dopo qualche mese sarebbe diventato mio marito. E che ovviamente i miei sarebbero stati pazzi di gioia.
Del resto loro mi hanno tolto le castagne dal fuoco per una vita, hanno orientato molte mie scelte importanti in modo tutto sommato intelligente e lungimirante. Sono sempre stati la mia coperta di Linus. Aggiungi poi che sono pure persone brillanti, piacevoli e discrete, praticamente il sogno di qualsiasi genero, i suoceri perfetti.
E va bene, ci avrò messo un po’ a metabolizzare ma credo che ora sia arrivato il momento tanto atteso da mio marito: quello della mia emancipazione da mammà e papà, il momento di iniziare a pensare e ad agire a prescindere da loro, dal loro parere e dai loro consigli.
Il processo è iniziato gradualmente, da un certo momento in poi ho realizzato che quello che loro dicono – oibò – non è sempre condivisibile; che mia madre a volte è veramente petulante e si meriterebbe una patata in bocca quando attacca coi ragionamenti filosofici o quando applica (a modo suo) nozioni di programmazione neurolinguistica anche quando va da Zara Home a comprare un copriletto e la venditrice dice qualcosa nel modo (secondo lei) sbagliato.
Da un certo momento in poi sono passata dal desiderare di trascorrere con loro più tempo possibile al desiderare di farlo a piccole dosi e possibilmente nel mio territorio: Milano, casa mia, il mio quartiere, dove so di avere il controllo della situazione.
A un certo punto mi sono accorta di aver fatto delle scelte importanti – udite udite – senza consultarli, comunicandoglielo solo a cose fatte. Prima per me era impensabile che ogni passo, ogni traguardo grande o piccolo non fosse condiviso con loro in tempo reale, non tanto per insicurezza ma per il puro piacere di metterli a parte di piccole o grandi eventi della mia vita.
E oggi, ad ogni mia presa di posizione nei loro confronti vedo Enne illuminarsi di orgoglio, come a dire ERA ORA.
Credo che sia la cosa più difficile da fare sopratutto se si ha un bel rapporto , poi noi figlie maggiori anche peggio . A me l'ansia da prestazione e' passata…. Da un po. E devo dire che è una bella sensazione !
io ho quasi ..anta anni e non l'ho ancora superato. Per me non c'è speranza
Ahahah…potremmo istituire un gruppo aiuto per l'emancipazione tardiva da genitori ingombranti