(Langhe) Il miraggio…del viaggio

L’altra sera mi sono messa per caso a guardare The Marigold hotel. Dopo 20 minuti avevo l’occhio languido di chi sa che per ora l’India (ma anche il resto dell’Asia, l’Africa, l’Oceania e le Americhe) la vede col binocolo o in un film, appunto, o al massimo su Condé Nast Traveller.
Riflettevo che sono ormai lontani i tempi dei viaggi all’altro capo del mondo, con gli itinerari programmati con mesi di anticipo e in cui tutto ciò di cui dovevo preoccuparmi era se volevo l’hotel di design o d’epoca; se volevo fare un’escursione nella giungla o girovagare per cittadine sconosciute raggiungibili solo a bordo di autobus sgangherati. 
Lontani i tempi in cui facevo le orecchie alle pagine delle guide di Wallpaper*  o  Luxe per ricordarmi di quel museo o quel negozio super all’avanguardia che volevo visitare. A stento trattengo il magone e invidio la mia amica Irene che, non avendo “zavorra” al seguito, mi racconta dei suoi viaggi in giro per il mondo o dei week-end in posti super glamorous e molto poco kids friendly (ma tanto la aspetto al varco, perché la zavorra arriverà e allora dovrà anche lei per un po’ appendere al chiodo la Samsonite!).
Con 2 figli che le compagnie aeree bollano attualmente come infant (con tutto ciò che attiene al titolo, capricci, nanne e cambi di pannolini inclusi), come dice Enne “per i prossimi 3 anni, di viaggi non se ne parla. Tutto quello che possiamo concederci è di scorrazzare appena fuori dalla cerchia dei Navigli e farci dei gran giri eno-gastronomici travestiti da gite in campagna-al mare-in montagna per far cambiare aria ai bambini”.
E così lo scorso week-end ci siamo diretti diretti verso il Basso Monferrato.
Per la prima volta da circa 6 mesi (ovvero da quando Bibo è venuto al mondo) abbiamo messo il naso fuori casa per più di 3 ore e più lontano di 100 Km.
(In realtà un primo tentativo di trasferta con tutti e due i pargoli è stato fatto e per BEN PIU’ di 100 Km. ma il risultato è stato talmente fallimentare che il mio cervello vuole solo rimuoverlo).
Per questo secondo tentativo che ci concedevamo il programma era che, per 2 giorni, i bambini avrebbero pascolato felici nei prati mentre noi saremmo annegati in fiumi di Barolo accompagnato da carne cruda tagliata al coltello e ravioli del plin.
Insieme a noi 2 coppie di amici con rispettiva prole, per un totale di 6 adulti e 5 bambini sotto i 4 anni. Praticamente una miscela esplosiva. Qualunque albergatore avrebbe messo il cartello fuori “Chiuso per ferie” al nostro passaggio, tipo come fanno a St.Moritz quando arrivano i russi.
Ma Ca’ San Sebastiano no, invece. La sua cortese e paziente proprietaria non solo ci ha accolti senza battere ciglio ma ci è anche venuta incontro con mille gentilezze cercando di soddisfare le molteplici richieste tipiche di famiglie con bambini piccoli.
E io non posso che essere prodiga di elogi verso questo piccolo resort country in mezzo alle colline, nella provincia di Alessandria.
Prima di tutto è accogliente e grazioso, specialmente la corte che fronteggia il corpo centrale e affaccia sui vigneti a perdita d’occhio, disseminata di tavolini e sedie di ferro battuto laccate, dove puoi pranzare o farti un aperitivo al tramonto, ritrovando la pace interiore.

Per chi come noi, per i motivi di cui sopra, ha bisogno di più spazio di una normale stanza d’albergo e magari necessita di una cucina, è possibile optare per gli appartamenti, che sorgono all’interno di caseggiati contadini appartenuti alla nonna della proprietaria (come il resto del resort) e fatti ristrutturare con gusto, conservando però l’aspetto delle case coloniche di 100 anni fa.
Ca' San Sebastiano Momsabouttown

Ca' San Sebastiano MomsabouttownMa non è finita, perché a Ca’ san Sebastiano c’è anche una piccola spa e due ristoranti, uno dei quali funziona solo la sera ed è molto romantico con le sue volte altissime, le vetrate a tutta parete e i candelabri a illuminare tutto.
Valore aggiunto per i duri e puri come me ed Enne, che si ostinano a viaggiare senza babysitter: il raggio d’azione del baby monitor raggiunge dalla camera da letto anche il ristorante, quindi messi a letto i figli nei loro lettini potevamo finalmente rialzarci dalla posizione carponi assunta per tutta la giornata o quasi e sostituire palloni e pupazzi con calici di rosso, a lume di candela.
Durante la nostra seconda giornata nelle Langhe abbiamo deciso di andare a pranzare in un posto che già conoscevamo perché ci avevamo mangiato altre volte e ci aveva sempre soddisfatto parecchio: L’Osteria del Vignaiolo, a La Morra (CN). Quel posto ci piace sempre, perché offre piatti impeccabili della cucina locale, leggermente rivisitati in chiave creativa.
Questa era la prima volta che arrivavamo lì con tanti bambini piccoli e mio malgrado devo dire che il ristorante non si presta a comitive tipo la nostra. I proprietari però sono stati pazienti e ammirevoli nello sdrammatizzare la baraonda che inevitabilmente avevamo creato, pur con tutti i nostri tentativi di dare meno fastidio possibile.
Il giorno dopo, neanche a farlo apposta, nella mia sezione preferita del Corriere del sabato, Tempi liberi, trovo tutto un servizio sulle Langhe e, tra gli indirizzi suggeriti, c’è proprio l’Osteria del Vignaiolo!
Che Roberto Perrone (o chi per esso) fosse seduto al tavolo di fianco al nostro, il giorno prima?! Se è così, speriamo che non ci abbia odiati…
Ca' San Sebastiano Momsabouttown

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