Il movimento delle foglie

Un angolo perduto d’America e una malinconia che prende la forma di un romanzo surreale e delicatissimo, sostenuto dalla prosa limpida e partecipe di un autore che, con la sua scrittura empatica ed essenziale, trasmette in maniera immediata l’essenza e le emozioni dei suoi personaggi.

Lui è Tom Drury e il suo libro è un piccolo tesoro, “Il movimento delle foglie”, pubblicato da NN Editore, incentrato sulla storia del giovane Pierre Hunter che vive in quella regione del Midwest chiamata Driftless Area, un luogo la cui geografia inospitale fatta di burroni, di canyon e di foreste influenza profondamente lo svolgersi della vita dei suoi abitanti. ammantando tutto con una patina di rimpianto e di rassegnazione.

La gente passa la vita a figurarsi le cose peggiori e migliori, ma il più delle volte sono le cose medie che si verificano

Immersi in un territorio aspro nel quale il tempo sembra sospeso, si svolgono senza un ordine preciso i pezzi della vita di Pierre Hunter che, dopo gli anni universitari e la morte dei due eccentrici genitori, fa ritorno nella cittadina natale di Shale lavorando come barista nel pub più celebre della zona e coltivando la sua solitudine. Un giorno, dopo un’udienza per un crimine bizzarro di cui si è inconsapevolmente macchiato a causa di una sbronza, il ragazzo decide di andare a pattinare sul lago ghiacciato dove incontra Stella Rosmarin, che lo salva da una caduta nell’acqua gelata e con la quale comincia una storia d’amore che sembra tutto fuorchè casuale. Perché dietro questa giovane donna si nasconde un mistero che trasforma, poco per volta, il romanzo in una favola noir, ma delicata e fragile come la vita. E l’amore.

Maestro nell’arte di scolpire il carattere e la fisionomia di un personaggio con il solo ausilio di una parola, Tom Drury crea un’affascinante galleria di uomini e donne in cui l’aspetto psicologico invita chi legge a riflettere su come le coincidenze della vita determino spesso il suo stesso svolgersi perché non si sfugge mai alla sua implacabile legge di causa-effetto anche quando le azioni compiute sembrano involontarie. 

“Al college Pierre aveva imparato una cosa che non aveva più dimenticato: tutto ciò che accade crea le condizioni per il suo declino”.

È così che il protagonista finisce immischiato in una faccenda di soldi che cambierà il corso della sua esistenza ma con la consapevolezza che tutto deve essere vissuto e che anche quel pericolo che incombe sulla sua vita fa parte di un percorso già predisposto. Un fatalismo che va oltre la dimensione razionale e che apre scenari fatalistici e sovrannaturali che rendono la lettura ancora più piacevole.

“Il Movimento delle foglie” è un libro dalla narrazione abilmente stratificata che riecheggia, contemporaneamente, le atmosfere tipiche del romanzo americano di Steinbeck e di Salinger, posizionandosi però in un presente atemporale popolato di eroi – o antieroi?- in balia di un destino già scritto ma comunque imprevedibile, a cui ci si può solo abbandonare come foglie mosse dal vento.

Più precisamente Pierre diceva di trovare divertente il movimento delle foglie (…). Forse intendeva dire che questo pianeta e questa vita che ci è stata data sono opportunità che non comprendiamo. E perciò ne facciamo un cattivo uso, giorno dopo giorno. (…). Se osserviamo gli spazi siderali cosa vediamo? Nulla. Né foglie né vita, chissà per quali sterminate distese. E noi siamo qui. Stiamo facendo tutto il possibile gli uni per gli altri e ciascuno per sé? O possiamo invece essere migliori di quel che siamo stati finora?”.

 Un romanzo che sussurra e che è davvero un privilegio poter ascoltare.

Testo di Ursula Beretta

 

 

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