Provenza e Languedoc con i bambini (seconda parte)
Sarà che avevamo messo in preventivo che sarebbe stato un viaggio impegnativo, alla fine devo constatare che non lo è stato affatto. E ve lo dice una che non se la racconta e ammette sempre candidamente che fare le cose con i bambini piccoli è complicato. Un errore lo abbiamo commesso, però: non portare con noi almeno un passeggino. In quel modo saremmo sicuramente riusciti a esplorare un po’ di più ma in compenso abbiamo usato un trucchetto per garantirci l’impegno dei figli a camminare senza fare capricci: la promessa di un giro alla giostra del paese alla fine di ogni visita. Abbiamo testato la splendida giostra vintage di Arles, quella di Nîmes, di L’Isle sur la Sorgue e pure di Saint-Rémy. E poi – ma questo l’avevamo deciso prima di partire – abbiamo evitato le grandi città come Cannes o Marsiglia: troppo dispersive e affollate, ci torneremo quando i bambini saranno più grandi.
Terza tappa: Beaucaire, sempre in Languedoc ma al confine con la Camargue. Il paese in sé non ha nulla di affascinante ma è tranquillo e in posizione strategica per raggiungere i luoghi più belli e interessanti della zona.
Dove dormire: nel Domaine des Clos, una casa colonica ristrutturata da una coppia di parigini che a un certo punto ha deciso di cambiare vita, ha ristrutturato quello che era un antico mas provenzale trasformandolo in un agriturismo di charme. Gli appartamenti e le grandi camere si affacciano su una corte piena di verde baciata dal sole. Le sedie a sdraio e i cuscini sono rivestiti con le allegre tele a righe colorate tipiche di Beaucaire. Qui si fa colazione con le confetture bio prodotte con la frutta coltivata attorno al Domaine e due volte a settimana, per familiarizzare, i proprietari organizzano una cena informale per i loro ospiti preparata con i prodotti del mercato locale e i vini di piccoli viticoltori della zona. Niente lusso, solo grande amore per i dettagli, creatività e lo spiccato senso estetico dei proprietari, che hanno saputo valorizzare quello che già esisteva senza stravolgerlo. Ok, avrete capito che ho amato molto questo posto…e ah, in camera ti fanno anche trovare una dettagliatissima guida su cosa vedere in zona, dove mangiare e cosa comprare.
Cosa vedere: Arles! Arles e ancora Arles! per i tesori romani, le belle piazze bianche, le viuzze e le case colorate che compaiono nei quadri di Van Gogh, che ad Arles visse a lungo e dipinse tantissimo. E poi Saint-Rémy, che è una piccola Saint Tropez in collina, elegante e mondana. E ancora Nîmes e il suo impressionante acquedotto romano del Pont du Gard. Se avete bambini grandicelli, magari in fase ‘archeologo/Indiana Jones’ vale la pena fare una visita anche al sito archeologico di Glanum, alle porte di Saint-Rémy.
Dove mangiare: all’Auberge de l’Amandin, semplice e a conduzione familiare, per il suo favoloso e insospettabile carpaccio d’anatra. E per i bambini, menù dedicato a base di hamburger e frittelle di formaggio.
Quarta tappa: secondo l’originaria tabella di marcia la meta doveva essere Grasse, in modo da avvicinarci al confine italiano per poi rientrare. Ma l’albergo che avevo prenotato mesi prima, per un motivo che ignoro ci ha annullato la prenotazione una settimana prima che arrivassimo. Io, che sono una fatalista e la regina del piano B, l’ho visto come un segno: per me voleva dire che dovevamo esplorare meglio la zona in cui ci trovavamo, per non avere il rimpianto di non aver visitato Avignone, per esempio. E così ho cercato al volo un’altra sistemazione e gli ultimi 3 giorni del tour li abbiamo trascorsi ai piedi del Monte Ventoso, facendo base a Mazan, paesino bianco e sonnacchioso, famoso forse più perché qui si sposò un anno fa Keira Knightley che per le sue bellezze. Ma anche questo collocato in posizione strategica per visitare i veri luoghi d’interesse.
Dove dormire: allo Chateau de Mazan, che un tempo era la dimora del Marchese De Sade e oggi è un hotel molto suggestivo e sorprendentemente family-friendly che i nuovi proprietari hanno preservato architettonicamente arricchendolo di quadri e oggetti di antiquariato spesso kitsch e surreali che rendono questo posto davvero fiabesco.
Cosa vedere: a Mazan la chiesa romanica di Pareloup o i sarcofagi gallo-romani. Imperdibile Avignone e il suo impressionante Palazzo dei Papi, che mi sarei pentita amaramente di non riuscire a vedere, se fossimo partiti per Grasse. E poi salendo per i tornanti del Monte Ventoso vale la pena di arrivare fino all’abbazia cisterciense di Sénanque, con la sua distesa di lavanda che la incornicia e impregna l’aria del suo profumo. E ancora Gordes, bella, pittoresca e molto chic. E L’Isle sur la Sorgue, dove avrei tanto voluto che si materializzasse una babysitter per riuscire a girare con calma tra le decine di botteghe antiquarie disseminate lungo i canali su cui sorge il villaggio. Sono riuscita però a vedere assieme ai figli gli splendidi interni barocchi e i 122 angeli d’oro che scortano la Vergine, all’interno della chiesa Collégiale Notre-Dame des Anges.
Dove mangiare: Auberge du Beaucet, un minuscolo ristorante di cucina provenzale che si trova all’ingresso del poeticissimo paesino di Le Beaucet, che è arroccato non si sa come sulla cima di una collina che domina le valli di Valchiusa. E anche qui c’era un menù per i bambini a prezzo ridotto. Ecco, sarebbe bello che lo proponessero anche tutti i ristoranti italiani come fosse una cosa normalissima, scontata.
Di questa bella avventura nel sud della Francia i miei figli probabilmente ricorderanno solo la carrozza e il cavallo della giostra di Arles. Ma non importa. Come primo esperimento di viaggio itinerante, tutti e quattro insieme, è stato un successo.
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