imparare a nuotare
Sulla strada che porta all’autonomia, Olli ha appena raggiunto un’importante tappa: imparare a nuotare.
La cosa mi emoziona e mi mette anche un po’ di magone: l’idea che fosse ancora piccola, ancora totalmente dipendente dal mio sguardo e dalla mia presenza, anche in acqua, mi rassicurava. D’ora in poi farà da sola, non avrà più bisogno di me: sono felice…e malinconica. Ma anche molto orgogliosa di lei! io avevo non meno di 7, 8 anni la prima volta che mi sono buttata da uno scoglio consapevole che non avrei toccato il fondo con i piedi, non certo i 5 anni scarsi di Olli. Attenzione, quando dico che NUOTA non voglio dire che sembra la Pellegrini: non ha ancora idea di come si coordinino gli arti superiori e quelli inferiori ma galleggia senza più alcun supporto. Oddio, quando si stanca perché non sa ancora come dosare lo sforzo e il fiato allora torna per un po’ ai braccioli oppure al costume coi galleggianti, ma sa stare a galla. La ragazza ha imparato a stare a galla da sola. Il merito va agli insegnanti della sua scuola che, settimana dopo settimana, per 2 anni l’hanno seguita senza mai forzarla, hanno rispettato i suoi tempi senza infonderle ansia da prestazione. Le hanno insegnato a non non avere paura ma ad essere prudente, ad andare sott’acqua senza bere e a minimizzare quando le capitava di bere.
In questi anni l’ho vista attraversare tutte le fasi dell’approccio con l’acqua: quello inconsapevole e incosciente, quello fobico e prudente, quello temerario, poi la regressione al periodo prudente fino a oggi, che affronta l’acqua con sicurezza e consapevolezza, misurandosi con la sua resistenza fisica, con i gesti, con i movimenti da sincronizzare.
La conseguenza di tutto questo è che ogni pozza d’acqua che Olli vede è un occasione per perfezionare la sua tecnica.
Durante i week-end Enne le fa da coach mentre io sorveglio Bibo che a emanciparsi da braccioli e galleggianti, per ora, non ha alcun interesse.
Costumi Archimède
Vi aspettiamo in piscina!!