(Alto Adige) Iniziazione alla neve
Sono una dilettante. Perché solo una dilettante può pensare di tornare rigenerata da un week-end in montagna, d’inverno, con 2 bambini piccoli. Del resto che ne potevo sapere? l’ultima volta che sono stata in montagna è stato forse 5 anni fa col mio ex, quando tutto quello a cui dovevo pensare era a sciare tutto il giorno, bivaccare in un rifugio d’alta quota e infine farmi una sauna prima di andare a cena fuori. E a quell’epoca i bambini non solo non erano contemplati, li tenevo proprio a distanza.
Ma le cose cambiano e io ora avevo questo desiderio romantico di portare finalmente i miei figli a vedere la neve da vicino per la prima volta, dato che a Milano quest’inverno neanche un fiocco. Solo acqua, a secchiate.
Mi pregustavo i loro sguardi di stupore e meraviglia, me li vedevo già tuffarsi ridendo nella neve fresca, fare pupazzi con la carota al posto del naso mentre io li controllavo ogni tanto con la coda dell’occhio, stesa su una sdraio a leggere.
Volevo andare in Alto Adige, perché avevo un sacco di bei ricordi legati a quei luoghi. L’Alto Adige per me è la montagna per eccellenza: le persone sono discrete e cordiali, i paesini sembrano dei presepi e poi si mangia magnificamente.
La nostra prima mattina lì il cielo è terso e il sole tiepido: la giornata perfetta per “l’iniziazione” dei piccoli.
Individuiamo uno scorcio adatto, un campetto di neve fresca e soffice, nessuno intorno. Io già con Vanity Fair sotto al braccio, pronta per la mia mattinata di relax.
Mi ero già fatta il programma nella testa: loro avrebbero giocato per ore e io li avrei controllati da lontano con la coda dell’occhio, mentre ero distesa su una sdraio a leggere.
Il tempo di metterli sul suolo immacolato e invece che stupore e meraviglia hanno inizio pianti e urla:
1 perché il riverbero del sole li fa lacrimare
2 perché non vogliono mettere i guanti
3 perché senza guanti scoprono che la neve è fredda e bagnata
4 perché rotolandosi gli è entrata la neve tra calze e tuta imbottita
5 perché gli scarponi gli impediscono di camminare agevolmente
6 perché vogliono infilarsi in un igloo scavato in cima a una collinetta e mamma e papà non hanno la forza fisica di trascinarli fin lassù
Bibo si è appena accorto che la neve è bagnata |
La scena dura forse 20 minuti: la resistenza fisica mia e di Enne non andava oltre. Anche perché la mattina era iniziata ben prima del sorgere del sole, con la sfinente operazione di VESTIZIONE dei pargoli. Chi ci è passato sa che vestire da neve un bambino piccolo è come fare una sessione completa di ginnastica anaerobica in palestra: alleni bicipiti, tricipiti, addominali e dorsali in un colpo solo e alla fine sei distrutto, sudato fradicio e…sei solo all’inizio della giornata. Qualche lato positivo questa mini-vacanza, per carità, l’ha avuto:
1 eravamo lì per 1 week end e non una settimana (meno male)
2 eravamo in un albergo saggiamente kids-friendly (Hotel Dolce Casa), dotato di fantastica sala giochi con castelli da esplorare e fogli da colorare, in cui siamo riusciti a mollare i 2 indemoniati qualche ora
3 la cucina di montagna ha un potere consolatorio incredibile e ha aiutato a mantenere il mio umore alto
4 grazie alla consueta sveglia all’elba che i nostri figli ci hanno imposto, nelle due giornate di sci che Enne si è concesso è stato sempre il primo in assoluto a raggiungere gli impianti di risalita al mattino. Un napoletano così devoto agli sport invernali non si era mai visto: ci è mancato poco che gli austriaci non lo fotografassero come se fosse un ufo.
Mi hai fatto schiattare!! Ti amo sempre più…..
[…] stato tragicomico come solo un week-end con due bimbi piccoli può essere. A differenza dell’anno scorso però, sapevo a cosa andavo incontro e ho preso tutto con un certo […]