Invulnerabili

Quando diventi madre, oltre a sviluppare quel famoso ‘sesto senso’, quell’intuito inspiegabile che ti rende quasi un essere soprannaturale e ti permette di ‘sentire’ le cose prima che accadano, la tua capacità di empatia cresce all’ennesima potenza

Tutto quello che ha a che fare col benessere dei figli ti coinvolge. Anche quando i figli non sono tuoi.

TI capita di gioire fino ad avere gli occhi umidi davanti al gesto tenero e inconsapevole di un neonato e allo stesso tempo ti diventa intollerabile assistere alla violenza perpetrata nei confronti dell’infanzia: leggere sui giornali di piccoli esseri umani sballottati da un continente all’altro su navi-rottame in condizioni estreme, ti devasta; ti si spezza il cuore quando senti parlare di giovani vite manovrate e usate senza un briciolo di rispetto.

I figli degli altri sono un po’ i tuoi figli; le altre mamme sono in qualche modo unite a te da un filo di sorellanza invisibile. E non importa che siano amiche o estranee, che vivano vicino a te oppure in Australia; che appartengano a un’altra razza o cultura. Partecipi delle loro gioie perché le hai vissute in prima persona o sai che le vivrai. Le loro sofferenze sono un po’ le tue. Ti immedesimi nei loro drammi fino a sentirti soffocare, e la sensazione di claustrofobia riesce anche a destabilizzarti. 

Come vorresti, in un sogno un po’ naif, che nessun bambino soffrisse mai, che avesse attorno a sé tutto l’amore e la serenità che merita, così vorresti che ogni mamma fosse forte e stabile abbastanza da crescere e proteggere le sue creature. Che fosse invulnerabile. E invece alzi lo sguardo e trovi la mamma di un compagno di asilo di tuo figlio che viene colpita da un brutto male e dovrà affrontare cure lunghe e dolorose e non potrà certo concentrarsi mentalmente su quelle perché dovrà prima preoccuparsi di come gestire logisticamente la famiglia durante quelle cure, di come riuscire a non cambiare troppo nell’aspetto, di come mascherare i momenti di sconforto perché i suoi piccoli non percepiscano nulla del cambiamento in atto. Dovrà pensare a vincere la propria battaglia ad ogni costo per vedere crescere i propri figli e per non lasciarli soli. Ti volti a sinistra e senti di quell’amica che si sta separando e vaga confusa, perdendo di vista, senza volerlo, le esigenze del suo bambino.

E sono tutte lì a un passo da te e tu non puoi fare a meno di desiderare di abbracciarle e rassicurarle e dire loro che tutto andrà bene. Per poi chiederti cosa faresti tu nei loro panni: saresti forte, sorridente, combattiva? sapresti reagire senza farti sopraffare dall’angoscia? Non lo sai. E ti viene un nodo in gola, perché sai quanta energia, fisica e mentale, serva per crescere un figlio, e vedere che ad altre donne, a un certo punto della loro vita, capita che quell’energia venga negata, ti fa stare male.

E allora preghi e speri che per ognuna di quelle storie – i bambini in mare aperto, le mamme che cercano di portarli sani e salvi a riva, le mamme che hanno perso la strada – ci sia un lieto fine.

Article Tags : ,
Related Posts

Discussion about this post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

css.php