La donna dalla gonna viola

Due solitudini che si incontrano e si incantano; uno scenario dal movimento ipnotico in cui intrigo e manipolazione sono armi subdole; una narrazione raffinata e incalzante dove tutto sembra svelarsi per poi rimanere sospeso. E sospirato.
È “La donna dalla gonna viola” romanzo breve -o racconto lungo che dir si voglia – della scrittrice giapponese Natsuko Imamura (edito da Salani) che si legge tutto d’un fiato per rispondere al primo di una serie di interrogativi sui quali si fonda il libro. Chi è la donna dalla gonna viola che viene osservata in maniera implacabile dalla donna dal cardigan giallo che ne riporta quotidianamente la cronistoria di gesti e azioni quotidiane, con uno sguardo costantemente puntato su di lei, come una cinepresa o come una stalker?  È l’oggetto di una sterile ossessione oppure è l’interprete privilegiata di un canovaccio ordito ad hoc da chi vorrebbe solo diventare parte della sua vita?

Voglio diventare sua amica. Ma come?
Passo ore e ore a lambiccarmi il cervello per trovare un modo.
Rivolgermi a lei di punto in bianco sarebbe strano. Immagino che nessuno si sia mai avvicinato alla donna dalla gonna viola giusto per chiederle di diventare sua amica.”

Una volta alla settimana la donna dalla gonna viola compra nella panetteria del centro commerciale una brioche alla crema che mangia, in maniera rituale, seduta sulla stessa panchina del parco intorno alla quale ronzano ragazzini che, a turno, provano a infastidirla. La donna dalla gonna viola vive sola, schiva i passanti, non si lava i capelli e ogni suo gesto viene filtrato da chi conduce la narrazione che si premura che ogni cosa segua la routine costituita. La donna dalla gonna viola viene guidata a fare anche lo stesso lavoro della donna dal cardigan giallo; quello che rimane costante, però, è un’ incomunicabilità che ha tutta la parvenza di una corazza. Entrambe salgono sullo stesso autobus, mangiano nella stessa mensa, dividono incombenze lavorative nel medesimo albergo ma sono avvolte da una profonda e croccante lontananza in cui la solitudine festeggia beata.  

La voce narrante è invisibile eppure il lettore deve fare affidamento su di lei per capire l’ambiguo significato che si cela dietro azioni apparentemente normali e, soprattutto, dentro l’evoluzione di una donna che passa dall’essere appena percettibile a persona ricca di fascino e desiderabile per chi le sta intorno. Le descrizioni, i cambiamenti delle azioni della donna dalla gonna viola  bucano l’impenetrabilità poco convincente della sua essenza e lasciano dietro di loro punti interrogativi e segreti appena accennati che finiscono per diventare un’arma pericolosa.

Il ritmo del thriller regala al romanzo psicologico di Natsuko Imamura sfumature opprimenti in cui sentimenti ed emozioni rimangono nascosti dalle parole e costringono chi legge a trovarsi in balia di fatti che sembrano banali ma che in realtà custodiscono risvolti sconvolgenti da cui fuggire. La scrittura pulita, netta, che sembra riprodurre il tono parlato al limite del colloquiale amplifica una sensazione di reale pronta a deflagrare in un finale inaspettato che confonde e lascia spazio allo estraniamento. Ma sarà davvero così?

Testo di Ursula Beretta

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