Le separazioni che fanno bene
È nella separazione che si sente e si capisce la forza con cui si ama
(Fëdor Dostoevskij)
E io non potrei essere più d’accordo. Questo week-end metà della nostra famiglia è andata a trovare una nonna e metà è rimasta a casa. La metà rimasta a casa eravamo io e il mio secondogenito che, quando si separa dalla sorella, ha reazioni discordanti: da un lato la cerca come se gli mancasse un punto di riferimento, dall’altro è sollevato per quell’assenza anomala. E si rilassa, si calma. Mette da parte l’ansia da prestazione, la tensione continua a essere all’altezza di quella sorella così ingombrante che fa (quasi) tutto meglio di lui. Per Bibo, convivere con Olli è eccitante ma anche difficile e frustrante: lo sento che nella sua testa pensa “ma perché questa qui sa contare fino a 10, sfreccia sul monopattino come un siluro, fa castelli fantasmagorici coi mattoncini e io no? Non riesce ancora a elaborare il fatto che il motivo di tanta apparente superiorità della sorella maggiore è nel semplice fatto che ha 14 mesi più di lui. 14 mesi di vantaggio in cui ha potuto allenarsi sul monopattino molto più di lui, imparare a contare e anche a fare costruzioni complicate coi Lego. E poi comunque resta il fatto che questa convivenza non l’ha scelta lui, ma gli è stata imposta e spesso la subisce, quindi interromperla ogni tanto, non è per niente male. Il tanto che basta per riappropriarsi di sé e della sua individualità, degli spazi, delle mie attenzioni esclusive.
‘Ma dov’è Olli?’ – se ne esce lui venerdì scorso tornando dall’asilo.
‘E’ partita per il week-end con papà, non sei felice?’
Silenzio. Dito in bocca (suo tipico segnale di smarrimento, disappunto, autoconsolazione).
Penso: ma se quando state insieme non fate altro che litigare! questo bambino ha la sindrome di Stoccolma.
Allora decido che questo week-end da soli doveva essere speciale, dovevamo approfittarne, proprio perché questi tête-à-tête sono così rari. Avremmo fatto solo ed esclusivamente i giochi che piacciono a lui, niente puzzle complicati, solo quelli da pochi pezzi. Avremmo guardato un sacco di vecchi episodi dell’Uomo Ragno, cantato solo le sue canzoni. Lo avrei guardato andare su e giù col monopattino fino a diventare una scheggia come sua sorella. Lo avrei portato al concerto di musica classica per bambini all’Auditorium, ché lui mi dà grandi soddisfazioni con la musica: riesce a concentrarsi e a stare ad ascoltare in silenzio per quasi un’ora. A sorpresa avrei ordinato un brunch a domicilio e fatto un pic-nic casalingo tutto per noi, con un sacco di cose buone che non mangiamo abitualmente, tipo i bagel, i pancake con lo sciroppo d’acero, i brownies. Avrei anche apparecchiato la tavola per bene, con piatti allegri e un po’ vintage come piacciono a me.
Abbiamo fatto tutto questo e altro ancora. Non è stato tutto un idillio, non lo è mai completamente, con un bambino sotto i 3 anni. Di sicuro però abbiamo onorato il nostro tempo insieme, quello mio e di Bibo, che non lo sa che il bambino precoce tra lui e la sorella è proprio lui, che da quando è nato ha dovuto darsi un sacco da fare per non soccombere, che ha imparato a camminare senza i clamori e le urla di giubilo di tutta la famiglia (come invece è accaduto con sua sorella).
Che è anche quello più sensibile, quello che si accorge e soffre delle separazioni. E che fa una cosa che sua sorella non sapeva fare 14 mesi fa e neppure adesso: calciare un pallone come Ronaldo.
Brunch a domicilio – Bosos Café e Gallery
Piatti, tovaglioli e posate – Litolff
Concerti per bambini – Crescendo in musica
Quanto mi piacerebbe poter trascorrere un week end da sola con un figlio e il week end successivo con l’altro figlio. Ma vorrei che dall’altra parte ci fosse il padre e non i nonni. Non mi piace lasciare un figlio dai nonni per godermi l’altro. Forse sono un po’ contorta ma sicuramente tu mi capisci (credo!).
I tuoi figli sono un po’ come i miei, solo che io ho due maschi. Il piccolo ha una sensibilità elevata, non può vivere senza il fratello anche se spesso è lui che “comanda” e gestisce il gioco, ma è quello che ha imparato presto a parlare, correre, scrivere, riconoscere numeri, parlare inglese, andare in bicicletta senza rotelle…. insomma, i piccoli per non sfigurare con i primogeniti imparano tutto prima.
Ps: anch’io vorrei fare un brunch in quei piattini meravigliosi!
Ti capisco eccome, Drusilla! Noi abbiamo trovato un buon compromesso con mio marito che porta dalla nonna che vive lontano un figlio alla volta, ogni tot. Io resto (felicemente) a casa con l’altro e devo dire che quando sono da soli loro si rilassano e danno il meglio di sé e io RINASCO!! 🙂
Poi per il mio secondogenito ho un debole perché, anche se è una discreta peste, è un tenerone, ed è davvero il più precoce dei due senza avere avuto tutte le attenzioni che ha avuto la sorella, per il solo fatto di essere nata prima, con la conseguenza che qualsiasi progresso facesse, per noi era un evento.
http://theswingingmom.com/top-of-the-post-23-03-2015/ sei nel top of the post settimanale 😉 bellissimo post e servizio da tavola spettacolare!! 😀
Ma che gentile che sei! Grazie!