L’accompagnatrice alle attività extra-scolastiche
Fine maggio. Realizzi d’un tratto che l’anno scolastico sta per concludersi ma soprattutto…che sta per concludersi il ciclo delle attività extrascolastiche.
Piano piano metti a fuoco che dalla settimana prossima non ci saranno più viaggi in autobus alla/dalla scuola di danza, niente più forcine da maneggiare per fare (precari) chignon; non dovrai più mettere piede in quell’acquitrino che è lo spogliatoio della piscina, una serra da cui puntualmente esci sudata, coi capelli crespi e la pelle lucida. Niente più ‘metti lo shampoo – sciacqua lo shampoo’, niente più capelli da asciugare. Niente più accappatoi da stendere. Niente più maglie da calcio e calzettoni puzzolenti da lavare.
E ti assale una leggera euforia.
Bilanci? La mia primogenita ha imparato a fare una quasi spaccata (le mancano ancora 20° di divaricazione ma direi che ci siamo quasi); lei sostiene di aver imparato anche a fare il grand jeté…e io glielo lascio credere.
Il mio secondogenito, dal bambino dotato di tanta grinta e poca tecnica calcistica che era all’inizio della sua scuola di calcio, si è trasformato di un furetto che scarta come Messi (o almeno ci prova) e in porta se la cava piuttosto bene (mi racconta fiero che para anche i rigori dei bambini di 8 anni). La passione per il pallone è cresciuta parallelamente alle sue gambe e ai suoi sogni di diventare un grande attaccante…o forse un grande portiere.
Olli fa i 25 metri dorso in poco più di 40 secondi; Bibo di metri ne fa ben 15 senza fermarsi, insomma hanno acquisito una buona acquaticità che mi permetterà di stare finalmente tranquilla sotto l’ombrellone quest’estate, senza l’ansia che affoghino se mi distraggo un attimo.
A settembre facevo i complimenti a me stessa per aver creato un incastro logistico perfetto per riuscire ad accompagnare ogni figlio alle attività ludiche e sportive che aveva scelto. Fra una settimana l’incastro logistico si dipanerà: i figli saranno sollevati dai loro impegni pomeridiani e io avrò una pausa dal mio lavoro di accompagnatrice ufficiale dei figli alle attività extra-scolastiche. Perché, riflettevo, quello è stato un lavoro. Un lavoro vero e proprio. Con tanto di tempi morti, caffè tracannati per ingannare la stanchezza, merende da preparare perché quando i figli uscivano affamati dalle rispettive palestre trovassero qualcosa da mettere sotto i denti. Autobus affollati da prendere e attese sotto la pioggia….ma quando arriva sta 68?
Il giorno del saggio dell’uno e dell’altra mi sono sentita un po’ come la mamma dello spot di Procter&Gamble, quello lanciato in occasione delle Olimpiadi del 2012, che dopo aver seguito con dedizione i suoi piccoli portandoli agli allenamenti e alle trasferte, se li ritrova un bel giorno campioni, che dall’alto del podio dicono con gli occhi ‘grazie, mamma’. Non so se i miei figli diventeranno mai dei campioni nelle discipline che hanno scelto di praticare. La ricompensa per il mio ‘lavoro’ di accompagnatrice è vedere i progressi fatti in un anno, le loro passioni che si consolidano, le loro abilità che si affinano. I loro sguardi fieri davanti alle prime medaglie e agli applausi.
Ma ora, l’unico pensiero (vagamente prosaico) che occupa la mia testa è: E’ FINITA!! (…almeno fino a settembre)
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