Le mamme multi-tasking
Più vado avanti più mi rendo conto che la giornata della mamma freelance che lavora da casa è un percorso a ostacoli. E questi ostacoli hanno praticamente sempre a che fare coi figli. Non esiste una routine o una giornata tipo, perché la giornata della mamma freelance è lastricata di imprevisti, almeno quanto la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni. Che si concentrano sopratutto tra dicembre e marzo. E gli imprevisti si raddoppiano o triplicano a seconda del numero di figli. Si ammalano all’improvviso? – e guarda caso si ammalano sempre in concomitanza di una scadenza o di un appuntamento molto importante – In uno schiocco di dita devi riorganizzare la tua giornata o la settimana che hai davanti nel modo più produttivo e indolore possibile, per te, il lavoro e anche per loro. Pensare al volo alla strategia anti-crisi da attuare: per le ore mattutine, momento del picco massimo di energie mie e loro, gli programmi una sessione di manipolazione di Didò a cui alternarne una di disegno e pittura a mano libera mentre tu stai al computer. Ovviamente ci si siede tutti allegramente intorno allo stesso tavolo, perché se vedono che stai lì con loro stanno buoni un po’ più a lungo. Finché loro sono lì tranquilli e pacifici tu cerchi di concentrarti e di fare il più possibile. Quando iniziano a volare palline di Didò o pennarelli senza tappo è il momento di passare ad altro. Niente – ma guarda un po’? – placa i bambini come i cartoni animati. Se il palliativo non dura molto gli concedi qualcosa di più trash e coinvolgente, tipo episodi truculenti del cartone animato di Pinocchio che guardavi anche tu negli anni ’80. Del resto di giocare insieme nella loro stanza per i miei figli non se ne parla ancora: proprio quando iniziavo a vedere uno spiraglio, loro due che pacificamente giocavano complici, il mio secondogenito è entrato nella fase terrible twos e da lì in poi non si è capito più niente. I ruoli si sono invertiti: da che Olli faceva la capetta/maestrina/aguzzina, il carnefice per eccellenza è diventato suo fratello. Sempre con un’arma in mano: che sia una spada, un cucchiaio da insalata, un mattoncino Lego, si aggira per casa con fare minaccioso mettendo in fuga la sorella. Possibilità di fare altro se non stare fisicamente con loro e guardarli a vista: zero.
Il momento jolly per me coincide con il loro pisolino pomeridiano, durante il quale cerco di concludere quello che ho iniziato la mattina.
Se non è un disturbo di stagione o una malattia infettiva, l’altra minaccia per la volenterosa mamma free-lance sono le vacanze senza un perché. Per esempio, perché quasi tutte le scuole di Milano a metà febbraio chiudono per una settimana e nel resto d’Italia no? Non c’è un perché. Questa devozione al Carnevale Ambrosiano non la capisco proprio e mi è parecchio d’intralcio. Ed eccomi qua, nel pieno delle vacanze di Carnevale, a scoprirmi multi-tasking: con un occhio controllo le mail che arrivano e con l’altro lo scarabocchio che ha appena fatto mia figlia. Quando loro sono impegnati ad attaccare adesivi io mi rinchiudo nel locale lavanderia e faccio telefonate dove è bene non avere un sottofondo di urla e vocine infantili. Guardando il lato positivo, l’asilo nido del mio secondogenito fa vacanza solo giovedì e venerdì, quindi lunedì, martedì e mercoledì ho a casa un figlio solo, che poi è Olli e che oramai è una signorina e un’ottima co-worker: può starsene tranquilla a colorare accanto a me a oltranza, salvo farmi 10 domande al minuto senza alcun filo logico, del tipo: mi passi il rosso? mamma, ma domani andiamo in campagna? quando arrivano i nonni? come mai Bibo non è qui? lo sai che Vittoria ha una giraffetta? la compri anche a me? In questi giorni più che mai, la parola d’ordine è SEMPLIFICARE e quindi se usciamo per andare al parco, poi magari decido di restare fuori per pranzo, in modo da non dover perdere tempo a cucinare e riordinare. Poi a casa e a nanna.
Scena che, neanche a farlo apposta, si è verificata proprio ieri mattina al parco:
‘Mamma io voglio il gelato’.
‘Ma sono le 12.30!’
‘Ma io voglio il gelatooooooo!’
Olli: pianti, urla, lamenti.
Io: frustrazione, rabbia, sfinimento. Poi la soluzione: ‘Vuoi il gelato? e gelato sia! Del resto i dietologi non dicono tutti che il gelato è un pasto completo? Andiamo a mangiare il gelato! Ma non diciamo niente a papà, ok? E visto che oggi siamo in anarchia allora la mamma mangia un hamburger e tu se vuoi mangi un po’ delle sue patate fritte’.
E con una sola frase ho infranto i capisaldi dell’educazione di un bambino: non assecondarlo nei suoi capricci, non fargli mangiare troppi zuccheri, non fargli capire di non essere solidale col padre. Forse andrò all’inferno, nel girone dei pessimi genitori free-lance.
PS Il gelato vaniglia e cioccolato ricoperto di meringhe e il mini hamburger li abbiamo mangiati da Vanilla Bakery, in via San Siro 2 a Milano.
Adoro l’anarchia che ci salva nelle situazioni più estreme!