Oggi incontriamo una giovane donna che le sue amiche, scherzando, chiamano “madre coraggio”, per aver avuto l’incoscienza il coraggio appunto di fare 3 figli, che sta crescendo magnificamente e con una positività non da tutti (anzi direi che potrebbe proprio tenere dei seminari sull’argomento). Il suo antidoto allo sconforto: l’ironia.
Stefania, avvocato e mamma di Sofia (8 anni), Giulio (5 anni)e Giorgio (18 mesi)
1) Com’è avere 3 figli e vivere in una metropoli come Milano? La risposta che mi verrebbe d’istinto è “dura”, “molto faticoso”. In realtà, a pensarci bene, non so come sarebbe altrove, per cui non mi lamento. Avendo 3 figli, non è che viva Milano come una metropoli ma, per ovvie ragioni di sopravvivenza, ho dovuto ridimensionare la città ad un quartiere in cui ho tutto e cerco di farmi bastare quello che ho. L’ho limitata ad una dimensione più vivibile, secondo i miei standard di vivibilità.
Mi piace avere luoghi e persone di riferimento, incontrare per strada gente che conosco e fermarmi a scambiare due chiacchiere o bere un cappuccino in compagnia. Mi piace potermi spostare in bicicletta o a piedi (dal momento che detesto i mezzi pubblici) e, siccome ho spesso qualche “appendice” con me, mi piace sentirmi tranquilla e trasmettere ai miei figli questa sensazione e l’importanza delle relazioni umane e della cordialità con tutti. Ho poi avuto la fortuna di essere circondata da amiche che vivono in zona, con cui si è instaurata una rete di collaborazione nella gestione dei figli (prenderli da scuola, portarli e riprenderli dalle varie attività). Siamo tutte nella stessa situazione, abbiamo figli e lavoro, per cui ci diamo una mano come è possibile e questo mi fa sentire più serena.
2) Pensi di essere in buona compagnia o ti senti come se facessi parte di una razza in estinzione: “quelli che fanno più di 2 figli”?
Devo dire che ho diverse amiche che si sono spinte oltre il secondo figlio, qualcuna anche oltre il terzo ed una è addirittura arrivata a 7 (ma non vive a Milano, anzi nemmeno in Italia, per dirla tutta). Per cui in linea di massima mi sento in buona compagnia.
3) Dopo l’arrivo di Giorgio (il terzo) è cambiato qualcosa nella gestione lavoro-famiglia?
Assolutamente sì. A chi mi diceva che tra due e tre figli non c’è differenza “tanto il terzo cresce da solo…”, io rispondo “col cavolo!”: mando quotidiane benedizioni alle persone che mi vengono “in soccorso” quando ne ho bisogno, a cominciare da mia mamma. Ovviamente non è Giorgio in sé ad aver creato lo scombussolamento ma la somma di esigenze diverse da soddisfare, il moltiplicarsi di impegni scolastici ed extra scolastici in crescente intensificarsi, il proliferare di relazioni sociali (dei figli) a cui star dietro, che hanno reso tutto più complicato. Naturalmente la mia tata, che fino a due bambini da gestire non aveva battuto ciglio, con l’arrivo del terzo ha iniziato timidamente e pacatamente a ribellarsi, quindi, sacrificando il lavoro, ho dovuto rendermi più presente in casa. Poi siccome l’impegno dei tre figli non era sufficiente, ho pure avuto la brillante idea di imbarcarmi in una ristrutturazione radicale di una nuova casa (durata circa 7 mesi) con conseguente trasloco, per cui ti lascio immaginare quanto tempo abbia potuto dedicare al lavoro. Ho iniziato prima ad impormi di andare in studio solo la mattina, con l’idea di lavorare da casa nel pomeriggio (povera illusa) con tre bambini tra i piedi; poi mi sono rassegnata a lasciar perdere l’idea di lavorare da casa il pomeriggio per dedicarlo esclusivamente a loro (e quello è stato l’inizio della fine); infine, ho mollato lo studio anche la mattina. Ma siccome davo e do i numeri se sto tutto il giorno in casa a fare la mamma e moglie full time, terminato il trasloco ho ripreso in mano la mia vita professionale. Ovviamente non ai ritmi originari ma tanto mi basta, per ora. Mi fa stare meglio avere uno spazio solo mio in cui, per qualche ora, non mi sento chiamare “mamma”, non devo dirimere scaramucce tra fratelli, non mi tocca sorbirmi dispetti e zuffe e scenate di gelosia (poi magari mi tocca vedere o sentire di peggio, ma sono problemi altrui che ho imparato a trattare con le dovute distanze).
4) Cosa ti pesa di più del conciliare lavoro e famiglia?
Il non essere mai al 100% concentrata solo sul lavoro, quando sono al lavoro, o solo sulla famiglia, quando sono a casa. Ma anche con questo problema sto imparando a convivere e mi sono presa le contromisure: per non rischiare di perdermi nel caos della mia mente, viaggio con agendine e foglietti di elenchi di cose da fare (a casa o al lavoro) da dire (a casa o al lavoro, da scrivere. Annoto pensieri, idee ecc.. Ovviamente parenti ed amici mi prendono in giro, ma chissenefrega e per ora è tutto sotto controllo, anche se mi costa fatica.
5) Pensi che la nascita dei tuoi figli abbia penalizzato la tua crescita professionale? Hai qualche rimpianto?
Temo proprio di sì, per non dire che ne sono proprio certa, comunque non ho rimpianti. Lavorare lavoro, il mio lavoro mi piace tantissimo, non diventerò mai ricca e famosa ma non mi è mai interessato. Ho sempre desiderato avere una famiglia numerosa e allegra. Per cui alla fine (che poi la fine non è), il bilancio è assolutamente positivo.
6) C’è qualcosa in cui tuo marito è più bravo di te nell’educare/crescere Sofia, Giulio e Giorgio? Ci ridi su o…sei incura da uno psicologo?
Beh certamente lui sa far rispettare le regole più e meglio di me, incute nei bambini più soggezione (quel tanto che basta) ma allo stesso tempo non rimane un genitore distante, c’è comunque tra loro molta confidenza e complicità. Devo dire che, per evitare di andare dallo psicologo (anche perché non ne avrei il tempo) ho imparato ad usare questa sua abilità a mio vantaggio: quando i bambini cominciano a fare i capricci o bisticciano tra loro, mi basta minacciarli con il telefono in mano di chiamare il papà, che immediatamente l’ordine e la pace vengono ripristinati.
7) C’è qualcosa della maternità che ti fa sentire inadeguata?
Ora no: al terzo figlio posso dire serenamente di sentirmi adeguata sia alla maternità che a tutto il resto, ma ci è voluto del tempo. All’inizio è stato un trauma vero: io che avevo sempre pensato che la mia vocazione fosse fare la mamma mi sono scontrata con una realtà più complicata e meno “romantica” di quanto pensassi. Ho avuto molte difficoltà ad abituarmi alla presenza di Sofia ed alle limitazioni della mia vita che da ciò derivavano. A questo si aggiungeva il fatto di essere stata la prima tra le mie amiche ad aver avuto un figlio per cui, mentre osservavo la loro normalità, che era stata anche la mia, soffrivo molto. Ma siccome mi ritengo una persona pragmatica, che ad ogni problema o difficoltà deve trovare soluzione, non ho esitato a “strapazzare” un po’ la piccola ed ho cercato, nonostante la sua presenza, di non rinunciare a nulla: ho ripreso a lavorare quando lei aveva un mese e mezzo (l’allattavo ed ogni tre ore correvo dallo studio a casa per la poppata per poi ritornare nuovamente in studio); ho ripreso subito a viaggiare (Sofia aveva 14 giorni quando ha preso il primo aereo e pochi mesi quando ha fatto il suo primo volo intercontinentale per Miami e le Bahamas), non mi sono mai persa una festa o cena con amici o il teatro (portandomela dietro, quando possibile, o lasciandola a casa con la tata o con la zia, quella santa donna). Io stavo bene e lei ha imparato a stare dovunque e con chiunque, a dormire con il silenzio o in mezzo alla confusione ed alla musica, nel suo letto o nel passeggino o su un divanetto, al buio o con la luce, a mangiare quello che c’è ed a stare buona con un giochino o un libro o un foglio e dei pennarelli (che non lo sappiano i servizi sociali, altrimenti ci fanno revocare la potestà genitoriale!). Ancora oggi, che ha 8 anni, si adatta benissimo a qualsiasi situazione, ama viaggiare, andare a cena fuori o alle feste, ma ovviamente lo fa molto meno che in passato, perché un conto è fare questa vita quando di figli ne hai 1, un conto è farlo con 3.
8) Pensi di poter dire di aver riservato al secondo e al terzo figlio le stesse attenzioni che hai riservato alla prima? Se la risposta è no, come sei messa a sensi di colpa?
Ovviamente la risposta è no, ma sensi di colpa 0. Sofia per tre anni e mezzo è stata figlia unica per cui era inevitabile che godesse di privilegi ed attenzioni a lei esclusivamente riservate. Era al centro del nostro mondo, dei nostri pensieri, della nostra vita, poi ha dovuto condividere questa posizione con uno e poi con due fratelli. Non ho sensi di colpa perché da quando sono arrivati gli altri è tutto equamente suddiviso dalle cose materiali, all’amore, alle attenzioni.
9) Sei una maniaca del controllo oppure deleghi senza problemi?
Delego senza problemi tutto tranne il medico e la scuola, che sono a mio esclusivo appannaggio. Non manderei mai dal pediatra o dal dentista o da qualsiasi altro medico i miei figli, nemmeno con mia madre e, ti dirò di più, nemmeno con mio marito. Non mi perderei un colloquio con gli insegnanti, una recita o un coro, una lezione aperta di nuoto, danza, inglese o altro per nulla al mondo (e farlo per due figli, per ora, è veramente un lavoro… nei mesi di dicembre e maggio non c’è giorno in cui non ci sia un impegno di questo tipo). Non mi fido di nessuno nemmeno per seguire o controllare i compiti di Sofia e se qualcuno, impietosito per il mio sovraccarico, si offre di farlo al posto mio, io ripasso dopo per controllare ancora.
10) Ti è venuta qualche ansia o mania da quando sono nati i tuoi figli?
Sì certo, odio terrazzi e balconi perché temo che i bambini possano sporgersi e cadere giù. E poi ho il terrore di perderli tra la folla (cosa che mi è successa, anzi è successa alla mia tata, quando Sofia aveva 4 anni. Credevo di morire). I miei figli lo sanno che io devo sempre poterli vedere e loro vedere me (non pretendo e non voglio che mi stiano appiccicati o che percepiscano la mia ansia, ragione per cui odio andare con loro nei parchi affollati o in qualsiasi altro luogo sovraffollato). Ci controlliamo a vista ed ora Sofia mi rimprovera se mi perde di vista.
11) Sei fissata con la disciplina oppure lasci che i tuoi figli facciano quello che si sentono?
Non lascio che facciano quello che si sentono altrimenti in casa regnerebbe il caos. Ma non posso nemmeno definirmi fissata con la disciplina. Per avere un po’ d’ordine in casa e nella vita alcune basilari regole (poche ma molto ferme e comprensibili anche dai più piccini) le ho dovute imporre, tipo: rimettere a posto i giochi dopo averli usati; andare a letto alle 21 – Giorgio alle 20 – (tranne il venerdì il sabato o durante le vacanze, in cui si può fare più tardi), cercare di mangiare una certa varietà di cibi (per evitare di preparare per cena pietanze diverse a seconda dei gusti, tipo ristorante); cercare di essere autonomi nella cura dell’igiene personale e nel vestirsi (altrimenti se dovessi fare tutto io, passerei le mie giornate a fare docce o bagnetti, lavare denti, vestire e svestire…e questo non esiste). Ho cercato di imporre o meglio trasmettere loro qualche regola di vivere civile anche fuori dalle mura domestiche tipo: non sporcare e rispettare l’ambiente (Giulio quando vede qualcuno che porta in giro un cane si ferma e dice ad alta voce “stiamo a vedere se quel signore raccoglie la cacca del suo cane” e se malauguratamente non lo fa si becca dal piccoletto un bel “cafone”), salutare sempre (gli adulti, possibilmente, con buongiorno e buonasera), insomma l’ABC della buona educazione. Certo per arrivare alla Z la strada è lunga, ma sono ancora piccoli e comunque tutti i giorni ci proviamo.
12) Con l’arrivo dei figli la tua relazione ha avuto scossoni..in pratica, hai rischiato il divorzio?
Altroché. Ovviamente mi riferisco all’arrivo di Sofia che ha procurato il vero terremoto nella relazione di coppia. Ci siamo ritrovati all’improvviso in tre (come se 9 mesi di gravidanza non avessero preceduto il suo arrivo), io molto provata e sofferente per il parto difficile, totalmente abbandonata (psicologicamente, ma non solo) da mio marito che veniva a trovarmi in ospedale, leggeva 5 minuti il giornale e poi andava a prendere l’aperitivo con chiunque venisse a trovarci (praticamente mi salutava e scappava). Ti dico solo che Sofia è nata il 15 dicembre e lui già il 16 era alla prima della Scala (perché abbiamo pagato l’abbonamento e vorrai mica sprecarlo?), il 17 era a prendere l’aperitivo di Natale con i suoi parenti ed ogni giorno ce ne era una. Insomma, lui a fare la nostra solita vita ed io a fare una vita che non mi apparteneva. Le poppate (avendola allattata per 7 mesi) erano solo cavoli miei, i cambi di pannolino idem, le ore sveglia a cercare di farle fare lo stramaledetto ruttino pure (tant’è che, capita l’antifona, a Giulio e Giorgio non ho mai fatto fare un ruttino dopo il pasto, li lanciavo nella culla immediatamente dopo la poppata; si tenevano pipì e pupù nel pannolino fino alla mattina dopo…anche qui non ditelo ai servizi sociali, tanto è acqua passata). Insomma, trovare un nuovo assetto ed equilibrio è stata dura, dopo tante discussioni (perché non è che subissi in silenzio, chi mi conosce sa che son buona e cara ma non mi passa la mosca da sotto il naso), lacrime e minacce (ovviamente da parte mia) ne siamo venuti fuori e ci siamo nuovamente riprodotti per ben due volte ancora (ed in queste altre occasioni non abbiamo riportato né traumi né ammaccature).
13) Cosa ti ha insegnato la maternità finora?
Che non avevo capito nulla di cosa fosse la maternità. Non avevo capito nulla di cosa fosse la pazienza (nel senso che pensavo di essere paziente ma con i bambini servono ben altre dosi di pazienza). Non avevo capito nulla di cosa fosse l’amore, quello con la A maiuscola.
14) Ti senti più bella e femminile ora o quando non avevi ancora figli?
Diciamo che non avendo un passato da “bella” non è che dopo i figli abbia subito traumi nel constatare il mio cambiamento fisico. Certo che i chili in più che ho ereditato dalle gravidanze mi danno proprio fastidio, non mi piacciono affatto. Ma non importa, non dovendo più fare figli, ora posso mettermi seriamente a dieta (rido mentre lo dico, perché è da 18 mesi che me lo ripeto e sarei già diventata un’acciuga se lo avessi fatto fin dal primo momento).
15) Cosa ti piace fare con i tuoi figli?
Parlare, parlare e parlare. Mi piace farmi raccontare le loro confidenze, i loro pensieri, i loro progetti (perché già ne hanno eccome, e li cambieranno 1000 volte). Mi piace farmi raccontare la loro giornata nei minimi particolari e loro vogliono che io racconti la mia. Chi mi conosce sa quanto io ami “chiacchierare” e loro sono proprio come me (soprattutto Giulio, che attacca bottone anche con i muri). Poi mi piace cantare (ho un repertorio vastissimo che va dallo Zecchino d’oro ai cartoni Disney, a Violetta, ma ora loro vogliono ascoltare anche musica da “grandi”, mi tocca tenermi aggiornata) ed anche lì loro seguono a ruota, son tutti e tre canterini (anche il piccolo intona suoni, non parole, ovviamente). Mi piace ballare e spesso mettiamo la musica e balliamo tutti insieme (anche Giorgio, che è troppo uno spasso)
16) Cosa invece odi fare (ma che a loro piace tanto)?
Ovviamente andare al parco, per me è una vera tortura (per fortuna ora Sofia comincia a non avere più interesse per il parco, lo trova “roba da piccoli”, ma gli altri due …). Poi odio cucinare, con loro. A loro piacerebbe fare torte, biscotti, pizze, ovviamente insieme a me, ma io proprio non ce la posso fare. Mi innervosisco perché fanno pasticci, sporcano e poi non mangiano nulla e mi tocca ingozzarmi (e non è che ne abbia proprio bisogno) per non buttare il cibo.
17) Riesci a ricavarti del tempo tutto per te? Cosa fai? Dove vai?
Ora proprio non riesco, ma non è stato sempre così e conto di recuperare. Fino a qualche mese fa il tempo per me era la mia pausa dal lavoro per il pranzo. Incontravo amiche o amici per pranzo. Chiacchere, ovviamente, e confidenze, ma mi faceva piacere anche starmene sola soletta ed andarmene in giro per negozi (anche solo per guardare) e lavorando in centro avevo l’imbarazzo della scelta. Mi occupavo di me e della mia persona (estetista, parrucchiere ecc. sempre nella pausa pranzo) senza togliere tempo e spazio ai miei figli e questo per me era motivo d’orgoglio. Ma la mia abilità più grande è ritagliare il tempo per noi (mio marito ed io), tempo a cui non intendiamo rinunciare per nessun motivo, tempo che ci serve anche per essere genitori migliori e coppia più solida. Non perdiamo occasione per frequentare gli amici o per andare a cena fuori anche solo noi due; una volta all’anno ci prendiamo dei giorni di vacanza per andare a fare un viaggio come piace a noi e poi, dulcis in fundo, da metà giugno spediamo i bimbi al mare dai nonni e noi ci diamo ai bagordi (che poi sono anche solo starcene tranquilli a casa da soli a guardarci un film, cosa che con i bambini non riusciamo mai a fare, a meno che non si tratti di un film dei loro).
18) Cosa ti piace di Milano, per quanto riguarda la vita con i figli?
Mi piace avere la possibilità di vivere come in un paese e scegliere se e quando “utilizzare” le risorse, le proposte, le occasioni che la città offre. Mi piace poter dare ai miei figli l’opportunità di arricchimento culturale e di svaghi senza doversi spostare più di tanto e poi mi piace che Milano sia vicina alle montagne. Anche qui, chi mi conosce sa bene la passione che tutta la famiglia ha per lo sci. Mi piace la cultura molto milanese della “fuga dalla città per il week end, per i ponti, per le vacanze”: amando viaggiare ed avendo sposato un uomo più fanatico di me, mi sono adattata a questa cultura molto facilmente e con vero piacere. Così è anche i miei figli, per i quali il tema della “partenza” del “viaggio” ricorre spesso anche nei giochi.
19) E senza figli?
Io amo Milano, l’ho scelta, ho scelto di sposare un milanese, ho voluto che i miei figli fossero milanesi (anagraficamente, ma sempre e con orgoglio al 50% di sangue salentino). Di Milano mi piace quasi tutto, beh che dire del rito dell’happy hour? Mi piace tanto, anche se ormai lo fanno quasi dovunque ma l’aperitivo a Milano è tutta un’altra storia, un’altra atmosfera.
20) Un posto che ami particolarmente di questa città (un negozio, un ristorante, un quartiere, una strada)?
La Scala. Sono oltre 10 anni che mio marito ed io abbiamo l’abbonamento ed ho saltato solo lo spettacolo del 16 dicembre 2005 (quello che Nicola invece è andato a vedere senza di me…mentre io ero in ospedale per avere appena partorito Sofia). Mi piace, ovviamente il mio quartiere, in particolare Via San Calimero (chiusa al traffico) ed il suo baretto “Refosco” dove tutte le mattine faccio colazione ed in cui talvolta mio marito ed io fuggiamo per berci un aperitivo “romantico”. Molto più spesso ci andiamo con tutta la ciurma, dal momento che non passando le macchine i bambini possono scorrazzare tranquillamente. Quanto a ristoranti (vista la passione condivisa con mio marito per il cibo), la lista sarebbe lunga ed anche con i negozi mi spiazzi un po’, sono troppi e di vario genere (ad esempio Il Centrotavola in Via Spadari, un negozietto d’abbigliamento in Via Vettabbia che si chiama Manuela Stella; Barbara Mezzanotte in Viale Premuda per l’abbigliamento per bambini e tanti altri ancora.
21) Ogni tanto ti manca la tua vita prima dell’arrivo dei tuoi figli, quando la figlia eri tu?
Beh ogni tanto sì, anche se devo dire che i miei genitori sono eccezionali e nonostante siano pazzi per i nipoti, riescono a non far mancare anche a noi figli attenzioni, coccole e tanta tanta collaborazione.
22) Qual è il tuo mantra?
Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te.
Cara Stefania, bello leggerti. Sento la verità, le emozioni. Adoro chi si lascia andare così. Devo dire che le mamme di Emme sono tutte fantastiche, è un salotto bellissimo…Non vedo l'ora di incontrarti!