L’inconveniente di essere amati
Un Tondelli che incontra De Carlo e pure Brizzi, spostandosi un po’ più giù rispetto alla Riviera romagnola, in una terra di confine che forse non esiste ma che, nonostante tutto, è profonda, è invadente, è comunque amatissima.
Perché il romanzo di Alcide Pierantozzi – “L’inconveniente di essere amati” (edito da Bompiani) è una storia d’amore, di tanti amori, con tante persone, uomini, donne, bambini, anziane professoresse malate e campioni di guinness polverosi, cani irruenti e giovani saccenti. In mezzo c’è un passato che non vuole cambiare e che si spalanca su un’incognita temporale che si deve e si può afferrare per piegarla con pagine che sono vere e proprie dichiarazioni con il cuore spalancato di chi, ancora adesso, non ha paura di ascoltare i propri sentimenti e che, forse proprio per questo, appare più indifeso degli altri.
Un libro strano, che mischia memorie di scrittori amati e, al contempo, se ne va oltre, arrivando a un linguaggio tutto suo, a uno stile che si alza e che si abbassa seguendo una logica involontaria, perdendosi dietro racconti bizzarri che contengono, però, una dose feroce di umanità.
“La gente è convinta che l’amore riempia chissà quale vuoto ma secondo me lo spalanca. È un inconveniente spaventoso. È come giocarsi tutto alle macchinette”.
Paride ha lasciato Sandro a Milano, suo produttore musicale e amante, dopo che questi gli ha sparato nella chitarra, ed è ritornato a Calanchi, suo paese natale nelle Marche, provincia amata e rifuggita come un canto delle sirene intriso di ricordi e di persone care, una rete avvolgente dalla quale è impossibile non farsi catturare. Perché la memoria, il ricordo, la terra in cui sei nato e cresciuto lascia sempre dei conti aperti da saldare. E lascia anche batticuori che non si conoscono, volti famigliari che scompaiono in reminiscenze subdole, sapori nuovi dai quali ci si vorrebbe allontanare ma che sono potenti come incantesimi, come l’amore.
Perché l’amore non si finisce mai di conoscerlo: Paride è convinto del contrario, crede nell’unione di due corpi maschi, confida nella tenerezza dell’amicizia, allontana il pensiero di legami che la vita ha interrotto. Ma l’amore è anche una condizione fortuita, che sfugge a ogni controllo, che ti cade addosso senza volerlo. Inatteso e potente, è un qualche cosa con la quale i personaggi che ruotano intorno al protagonista, a loro modo, devono confrontarsi.
Come Sonia, la zia bellissima e irrisolta, che nel matrimonio con Beppe si è spenta e, a suo modo, cerca di salvarsi e di salvare il piccolo Gianmaria, che dietro la sua aggressività, si lascia sedurre dalla purezza del nuovo e da gesti affettuosi; come Manolo, che con gli scaldabagno vorrebbe arrivare in America e come la giovane Margherita capace di trasformare la sua sedia a rotelle in un’arma potente per fare comunque sentire la sua voce. Persone che si incontrano e che si scontrano, vittime della casualità stessa di un sentimento che porta con sé inconvenienti e sensi di colpa, ma anche giri in moto allacciati stretti stretti, perfetti per trasformare cortocircuiti emotivi in scommesse con il futuro.
“La combinazione di ognuno di noi la conosce soltanto un’altra persona, solo a una è consentito conoscere la parola magica. Da piccoli, da ragazzi, ci si spaventa parecchio quando si incontra qualcuno che conosce la nostra combinazione così rischiamo di incominciare a odiare quello che desideriamo di più. Crescendo, però, le cose cambiano da un giorno all’altro, perché quando chi ci ha amato davvero incomincia a morire, allora è lì che il nostro bisogno d’amore diventa smisurato. Perché nella vita non c’è niente di più importante che essere amati e consolati nel dolore e nell’angoscia”.
“L’inconveniente di essere amati” è un libro da leggere tutto d’un fiato per poterne apprezzare la delicatezza atavica di cui è pervaso, gli stralci di poesia strizzacuore che compaiono, come fuochi d’artificio, a spezzare la narrazione, a tratti rapidissima, più spesso languida, dolcissima, a suo modo vera.
Testo di Ursula Beretta
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