L’utile e il futile

 Ce l’ho fatta! Olli e Bibo stanno facendo il consueto pisolino postprandiale e in una botta sola mi sono liberata per qualche ora di loro e del loro papà, che sta ronfando assieme ai pargoli, stroncato da una dose killer di parmigiana di melanzane di sua madre: finalmente posso sfilargli dalle mani l’oggetto più ambito delle nostre vacanze, l’iPad!

Che poi non era lui, mio marito intendo, quello che diceva che l’iPad era l’emblema del consumismo più selvaggio, un oggetto superfluo per gli adulti e diseducativo per i bambini e bla bla bla…?

Abbiamo guardato per anni con disapprovazione i nostri amici che ne facevano gli usi più vari e fantasiosi, ovviamente perlopiù legati all’intrattenimento dei figli. Noi ci guardavamo in faccia con aria di intesa pensando all’unisono “noi non saremo MAI schiavi di quella tavoletta, non rimpiazzeremo MAI i libri, i giornali, i puzzle e gli album da colorare con quel coso!”.
Le ultime parole famose.
Per scarsità di idee mi è venuto in mente di regalare a Enne per il compleanno il tanto vituperato tablet e il minuto dopo che gliel’ho messo tra le mani, l’espressione sul suo volto è virata dallo scettico, con tanto di sopracciglio sinistro sollevato, all’invasato.
Dopo minuti TRE aveva già capito come collegare l’intero hard disk di casa all'(ex) oggetto superfluo (vuoi mettere trovarti nel mezzo della foresta pluviale e poter scorrere sull’ipad le foto del matrimonio o ascoltare quel vecchi pezzo dei Queen archiviato nel 2008?). Dopo un quarto d’ora parlava con l’help desk di SKY per farsi spiegare come attivare il suo abbonamento sul tablet e il giorno dopo, quando ha capito che poteva guardare gli aggiornamenti e gli approfondimenti sul calciomercato in tempo reale, l’ho perso definitivamente. Ogni minuto di libertà che i figli gli concedevano lo trascorreva in compagnia dei cronisti di SKY e della Gazzetta o a guardare uno spezzone dell’ultimo film di Malick (perché davanti ai film di Malick, davanti alla quasi totale assenza di dialoghi, più che ascoltare si guarda…e si sbadiglia) che il suo stagista preferito gli aveva passato sottobanco (reperito non si sa dove, anzi si sa ma è meglio non dirlo) e che lui aveva uploadato sull’hard disk di cui sopra.
Insomma, possibilità che la sottoscritta o i bambini riuscissero ad avvicinarsi alla tavoletta: nessuna.
Ora, io capisco che vivere in un limbo di incertezza e interrogativi del tipo “Matri va al Napoli o resta alla Juve?” può essere dura. Certo però sarebbe stato gradito un minimo di sensibilità o cenno di altruismo verso di me, che pure mi sentivo da giorni alienata e avevo bisogno di una finestra su ciò che di bello stava succedendo nel mondo civilizzato, di un giretto di ricognizione su Style.com: quali saranno le tendenze del prossimo autunno/inverno? Il cammello tornerà di moda o lo dobbiamo lasciare nell’armadio un’altra stagione? Esiste un mercatino vintage della domenica nella landa sperduta in cui ci troviamo in questo momento in vacanza?
Bene, ora che finalmente sono riuscita a impossessarmi, seppur temporaneamente, di questo benedetto ipad posso dare una risposta a tutti i miei interrogativi.
No, pare che non esista nessun mercatino vintage in zona ma se proprio ho voglia di vintage posso sempre partecipare a una vendemmia in qualche vigna nei dintorni.
Ho scoperto poi che il mio amato Alessandro Dell’Acqua, con No.21 ha fatto una collezione favolosa in cui c’è un sacco di cammello.

E per finire ho capito che la prossima sarà la stagione del rosa, in tutte le sue sfumature, come nelle collezioni di Emilia Wickstead.

Ma spezzare tutto quel rosa con un tocco di verde pistacchio come il cappotto di Roksanda Ilincic non è una cattiva idea.

 

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2 Discussion to this post

  1. Mimma Zizzo ha detto:

    mi ero persa qs BELLISSIMO post

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