Alessandra e Federica di Andiamo Mamma!
Durante le mie peregrinazioni sul web, mentre preparavo il mio viaggio a Parigi, mi sono imbattuta nel blog AndiamoMamma! , sottotitolo ‘su e giù per Parigi tra baguettes e trottinettes‘, scritto a quattro mani da Alessandra e Federica, due ragazze italiane, milanesi anzi, che da qualche anno vivono nella Ville Lumière e da lì dispensano, con grande ironia e freschezza, consigli utili su cosa fare in città coi bambini. Non pensate però a noiose recensioni su posti e attività: nel blog c’è un po’ della loro vita parigina, aneddoti, spunti di riflessione. Ho scritto ad Alessandra e Federica per chiedergli un parere su un paio di posti che avrei voluto visitare e da lì mi è venuta voglia di conoscerle meglio. Eccole!
Alessandra (la blonde) , 36 anni, mamma di due bimbe di 6 e 4 anni e Federica (la brune), 38 anni, mamma di due bimbe di 5 anni e 17 mesi
Cosa ci fanno due milanesi a Parigi?
A. Tutto é iniziato 4 anni fa quando, per seguire una bella opportunità lavorativa per mio marito, abbiamo lasciato la mia amata Milano per trasferirci a Belluno, piccola cittadina ai piedi delle Dolomiti. Dalle mie finestre vedevo cielo, tanto cielo, come non ne avevo mai visto in tutta la mia vita, montagne infuocate al tramonto e distese di prati…ce la vedete una milanese doc immersa in cotanta natura? Scalpita scalpita, dopo circa un anno e mezzo è arrivata L’OPPORTUNITÀ, quella che aspettavo da una vita, andare a vivere a Parigi! Ammetto che la prima mattina nel nostro nuovo appartamento parigino ho avuto un po’ di “blues” per quella natura che lentamente mi era entrata sottopelle, ma già dalla seconda il mio cuore esplodeva di gioia e curiosità.
F. Io ci sono capitata dopo gli studi, per uno stage al Museo del Louvre, con il progetto Leonardo. Finiti quei sei mesi, in cui tutte le sere, finivo di lavorare, uscivo e vedevo la piramide e Parigi tutte illuminate, pensavo: e chi torna adesso?? In realtà non avevo in mente di restare 13 anni, ma galeotto fu l’incontro con il marito francese…Due figlie, due gatte e un pesce (femmina ovviamente) dopo, mi chiedo un giorno sì e un no se non dovrei tornare in Italia…
Com’è stato l’impatto con una nuova cultura, un diverso modo di vivere? vi siete ambientate facilmente?
A. Assolutamente sì! D’altro canto siamo cugini, non c’é che dire, con l’unica differenza che loro (i francesi) sono il cugino secchione, quello che invidi quando sei piccolo perché é più bravo a scuola, quello che ha stile e fa colpo su tutte le ragazze, e noi siamo il genio e la sregolatezza, il cugino simpatico, quello che se la tira meno ma che viene fuori alla distanza. Però apparteniamo alla stessa famiglia, ci assomigliamo fisicamente, abbiamo sempre fatto tutte le vacanze insieme e, a parte un po’ di rivalità, sotto sotto ci adoriamo!
F. L’impatto con la cultura per me é stato soft, perché avevo già fatto un anno di Erasmus in una cittadina francese e, soprattutto, sono sempre stata immersa nella cultura francese, avendola studiato 13 anni, anche all’università. Più che altro, lo choc é stato con l’ambiente parigino, la vita quotidiana, le abitudini diverse in termini di relazioni sociali e amicizie… Ci é voluto un po’ per appropriarmi di tutti questi nuovi codici, ma alla fine, sono quasi più parigina di un parigino! Resta l’impatto con la famosa, fantozziana amministrazione francese: spietata, ma almeno funziona.
Le vostre bambine come hanno vissuto il cambiamento?
A. Io parto dalla convinzione che la reazione dei bambini dipenda unicamente dalla modalità con cui i genitori vivono e condividono il cambiamento. Genitori che trasmettono entusiasmo, curiosità e fiducia, avranno bambini sereni e pronti ad affrontare la novità come un’avventura divertente e stimolante. Mi ha stupito un giorno mia figlia di 6 anni (che, nel suo piccolo, ha già vissuto in 3 città) quando, cancellando tracce di matita dal muro, mi disse: “pulisco perché altrimenti, quando lasceremo questa casa, il proprietario si arrabbierà!”. Ed io: “Perché? Vuoi già lasciare questa casa?”. Lei: “Beh, mamma, mica vivremo per sempre a Parigi no?”. E con questo ho detto tutto!
F. Le mie bimbe sono nate qui… Se torneremo in Italia, ti racconterò come vivranno quel cambiamento: argh…!
E’ stato facile integrarsi coi parigini? (è vero che i Parigini sono un po’ scostanti oppure è uno stereotipo?)
A. Da milanese sposata a un torinese non ho avuto difficoltà ad abituarmi alla modalità cortese ma distante del parigino doc. Tuttavia ho trovato, quasi ovunque, un’affabilità e un’accoglienza che non mi aspettavo. In particolare ho scoperto che il Parigino adora l’Italia (e che 1 su 2 ha origini italiane). Tutti ci vanno in vacanza, tanti ci tornano ogni anno, molti conoscono il mio bel Paese molto meglio di me. Ci invidiano le opere d’arte, la lingua, la cultura, il paesaggio, la cucina, insomma letteralmente ci adorano! E’ proprio vero che l’erba del vicino é sempre più verde.
F. Il cliché del parigino scostante é vero: qui ognuno sta per conto proprio, o meglio, non ha bisogno dell’altro…Perciò ci vuole un bell’impegno per sciogliere il ghiaccio, andare al di là dell’aria eternamente distaccata che hanno loro. Senti sempre che se ci sei e sei disponible per una chiacchierata intellettuale, ironica e anche un po’ polemica bene, altrimenti pas grave… Però é anche facile trovare persone accoglienti, interessate a conoscerti, a parlare, scambiare idee.
Avete provato a continuare a svolgere la professione che svolgevate a Milano oppure avete deciso di cogliere l’occasione dell’espatrio per reinventarvi?
A. A Milano facevo l’avvocato di famiglia. Mi piaceva ma, da quando é nata la mia prima figlia, ho capito di volermi godere la maternità il più possibile, vederla crescere era diventata la mia priorità. Così ho rallentato il ritmo e, dopo il trasferimento prima a Belluno e poi a Parigi, ho deciso di reinventarmi, nella convinzione di riuscire a trovare il mio personalissimo equilibrio tra soddisfazione professionale e sfera familiare… e riuscire ad essere alle 4 fuori da scuola! Dopo lunghi brainstorming con il mio coach di fiducia (mio marito), ho messo sul tavolo le mie passioni, quello che ero diventata, quello che avrei voluto fare da grande ed é venuta fuori l’idea della scrittura, del blog. Quello stesso pomeriggio, invitati per una Galette des Rois da Federica (La Brune), ho scoperto che la stessa idea era nel suo cassetto da tempo e così é nata l’avventura di Andiamo Mamma e pure una bellissima amicizia. E, un anno dopo, abbiamo osato il grande salto: un’avventura imprenditoriale tutta nostra (con l’aggiunta di una terza componente alla banda, la veneta Francesca), una start up che ci appassiona come non mai e si chiama AMA, l’agenzia di Andiamo Mamma.
F. Io ho cominciato a lavorare qui e ho fatto un po’ di tutto. Ho cominciato nel mondo della fotografia, che era una parte dei miei studi, e poi ho fatto un master qui per diventare giornalista. Ora combino di nuovo un sacco di cose, tra cui la nostra nuova agenzia di servizi alle famiglie italiane, che si chiama AMA.
Cioè?
AMA (acronimo di Andiamo Mamma Agenzia) è uno spin-off del blog, un’agenzia di servizi alle famiglie italiane che si trasferiscono a Parigi o vengono a trascorrerci anche solo una vacanza. Siamo tre mamme, tre amiche e offriamo quell’aiuto che avremmo voluto avere noi quando ci siamo trasferite qui: offriamo consulenza nella ricerca della casa, nell’orientamento sulla scelta delle scuole e collaboriamo con un’agenzia torinese di Au Pair nella ricerca della famiglia ospitante a Parigi. In più, per chi vuole venire a Parigi con la famiglia e godersi la città senza stress, suggeriamo percorsi, visite, mostre, ristoranti, secondo le esigenze personali di ciascuno e, per chi vuole il “pacchetto completo”, ci occupiamo anche delle prenotazioni! E tanti altri progetti bollono in pentola!
Come ci è venuta l’idea? Avevamo voglia di dare una risposta concreta a tutti quelli che ci domandavano questi servizi informalmente sul blog. Così abbiamo pensato: perché non ne facciamo un lavoro?
C’è qualcosa a cui non riuscite proprio ad abituarvi di questa città?
A. Gli ascensori minuscoli e claustrofobici che mi costringono a prendere le scale anche quando non ne avrei nessuna voglia.
F. La rigidità mentale, l’applicazione della regole in modo, a volte, ottuso. Mia figlia cade al nido e si fa un bel bernoccolo? Chiedo se le hanno messo un po’ di banalissima arnica e mi rispondono: « Non abbiamo il permesso di somministrare farmaci… ». Oppure questa famosa distanza, per cui puoi passare un sacco di tempo con una persona, raggiungere anche certi livelli di confidenza, e poi la incontri per strada o al super, ti vede e non ti saluta. Vorrei prenderli per le spalle e scuoterli fortissimo!! (sono pazza, lo so).
C’è qualcosa che invece amate pazzamente e che magari in Italia non esiste?
A. I fioristi. Delle vere boutiques di charme. Sono dappertutto e uno più bello dell’altro!
F. Il senso civico. Intendiamoci, esiste anche in Italia, ma qui é presente quasi sistematicamente in tutti gli ambiti. Queste regole, che prevalgono su tutto, hanno almeno il beneficio di essere applicate! E l’educazione alla francese: il giusto posto dei figli nella famiglia e nella società, il crescerli con autonomia.
Frequentate italiani oppure vi siete fatti degli amici parigini?
A. Io abito nel quartiere degli italiani (il settimo arrondissement) e mando le mie figlie alla scuola italiana…perciò, sì! Ne frequento a bizzeffe di italiani! E ne sono pure felice. Ma, sia a scuola sia in altre occasioni, ho avuto modo di fare amicizia con persone di varie nazionalità e questa è la cosa più arricchente di questa esperienza.
F. Entrambi, ma senza la mia rete di ritals (italiani in un francese familiare) non vivrei!
Che tipo di scuola frequentano i vostri figli? Con che criterio l’avete cercata?
A. Alla scuola italiana ci sono finita un po’ per caso, essendo arrivati in corso d’anno scolastico e non avendo potuto entrare in altre scuole già complete. In realtà, poi, mi ci si sono innamorata per la sua realtà familiare, per la sua offerta formativa artistica e, soprattutto, per il fatto di vedere le mie figlie felici tutti i giorni!
F. La scuola pubblica francese. La scuola italiana è troppo lontana da casa, e poi essendo di doppia nazionalità, e, teoricamente, destinate a vivere qui, non ci sembrava utile. Però la grande frequenta degli atelier gioco in italiano organizzati dall’associazione Dulala, che aiutano a sedimentare questa sua seconda lingua!
Come qualità della vita pensate che Parigi abbia qualcosa da insegnare a Milano (o all’Italia in generale?)
A. Il verde di quartiere: a parte i grandi parchi, Parigi é piena di pelouses, prati che durante il periodo invernali vengono recintati e tenuti a riposo e, con l’arrivo della primavera, vengono concimati e aperti alle corse dei bambini, ai pic nic del fine settimana, allo jogging e a personal trainers improvvisati, agli aperitivi di noi mamme dopo la scuola, a una pausa lettura dopo le commissioni, persino a una mandria di pecorelle usate, in certi periodi, come tosatori ecologici (giuro!). Ecco, questo manca a Milano, stendersi su un prato morbido e verde di quartiere senza avere l’ansia di pestare spiacevoli ricordini, mozziconi di sigarette o ben peggio.
F. Sicuramente la vita pubblica funziona molto bene: i trasporti, le infrastrutture, l’amministrazione. Ma, al di là dei cliché, credo che Milano, per esempio, abbia fatto passi di gigante in questo senso. La qualità della vita parigina, oltre al fatto di essere in una città con un’offerta culturale e artistica incredibile, sta nell’aiuto che ti dà la società in quanto famiglia. I nidi, le scuole, le tate, gli aiuti economici: avere figli e lavorare, per esempio, sono due cose più che compatibili.
Potreste vivere a Parigi per tutta la vita?
A. Domanda da un milione di dollari a cui non so dare ancora una risposta! Per ora me la godo, poi si vedrà!
F. No, ormai rispondo di no. Ho bisogno di una pausa. Scrivevo in un post del blog che io e questa città ci amiamo, stiamo insieme da tanti anni, ma ormai abbiamo capito che non invecchieremo insieme… Metafore a parte, Parigi ora, con lo stile di vita che ho, quella di una famiglia con figli piccoli, non corrisponde più al mio ideale. Chissà, magari andremo via per un po`e torneremo più tardi, quando le bimbe saranno grandi…Magari Parigi mi perdonerà e ci rimetteremo insieme ;))
Discussion about this post