Nulla è nero

Si fa presto a dire Frida.

Osannata e amatissima, imitata e messa alla gogna, la pittrice messicana è un’icona – suo malgrado – e protagonista di una storia che va molto oltre l’arte perché sa di vita, di dolore e soprattutto d’amore. Quello per Diego Rivera, narrato nel meraviglioso romanzo di Claire Berest, Nulla è nero (edito da Neri Pozza) in cui è protagonista la relazione poco privata e molto pubblica di una delle coppie più celebri del secolo scorso. Che, ancora oggi, non smette di incantare.

Una storia per colori, quegli stessi che esplodono nelle opere di Frida e del marito e che sono la chiave di lettura di un intero paese e della sua vicenda; una palette forte e connotante seguendo la quale si dipanano le tappe di un’esistenza ricca di gioia e di passione, ma anche di disperazione e gelosia, ingordigia e furore; dove l’arte non è mai fine a sé stessa ma assume i tratti della salvezza e dell’ostinata voglia di vivere. Nonostante tutto.

Ma cosa si potrebbe aggiungere che non sia già noto di un legame che ha superato il tempo? Di un amore non comune, un legame viscerale e forsennato, incapace di sottostare alle regole e in cui anche la morte diventa necessaria per poterlo vivere comme il faut. Un amore fatto di gioia, di sofferenza, di perdite, di tradimenti, di aborti e di un’intensità leggendaria che pare sottratta allo scorrere del tempo.

Sai perché piango? Perché nella vita sono stata vittima di due incidenti orribili, Diego. Il primo è stato il tram. L’altro quando ti ho incontrato.

Sedici anni di differenza ma stessa personalità magnetica legano Frida e Diego, di cui Claire Berest indaga la liason alla sua maniera scandendone le tappe secondo capitoli a cui corrisponde un diverso colore per costruire l’intera tavolozza sentimentale di due giganti del Novecento.

Bisogna dirlo, ti amo, bisogna dirlo quando lo si prova, sul momento, quando si è ancora in tempo. Dopo si dimentica, dopo si va via. Dopo si muore.

Ha 15 anni, Frida, quando incontra el Elefante per la prima volta rimanendo incantata dalla sua arte e il conquistarlo diventa la sua ragione di vita, seconda solo alla voglia di riprendersi dall’arcinoto incidente che le ha distrutto il corpo e le ha fatto scoprire la pittura. Una cocciutaggine premiata dal matrimonio e, naturalmente, da un vortice che  porta la coppia in giro per il mondo ad amarsi e a litigare furiosamente, senza mai distruggersi ma coltivando le ferite e mostrando ai fortunati presenti cosa significa essere due creature speciali.

Amami un poco”. “Io ti adoro Frida”. Ma nel mezzo ci sono flirt e tradimenti che spezzano anche il cuore della donna e trasformano la relazione, al netto dell’amore, in un luogo tossico e logorato dalla disperazione. Fino all’epilogo finale.

È bello, molto bello “Nulla è nero”, un romanzo che di sentimentale ha solo la cornice perché talmente denso di un tutto avvolgente che etichettarlo in rosa sarebbe riduttivo. Anche perché la scrittura della Berest è ferocemente leggera, si fa diretta emanazione dell’animo di Frida e ne registra il caos con il suo scorrere puntuto ed emotivo che martella, nella testa tanto nel cuore, pagina dopo pagina.

Testo di Ursula Beretta

 

Article Tags :
Related Posts

Discussion about this post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

css.php