Ogni piccola cosa interrotta

Una storia di fragilità ma anche di forza, di rinascita e di espiazione, di ricordi che diventano vita e di un’esistenza che si fa memoria, di emozioni e di non amore, di un nulla dal quale cercare di uscire e di apnee che rompono equilibri.

Shakerare e voilà l’opera prima di Silvia Celani, Ogni piccola cosa interrotta, edito da Garzanti, un romanzo di formazione ma anche di dis-formazione, dove tutto può diventare il suo esatto contrario e avvolgere con un’empatia che non lascia indifferenti. Perché ci sono libri che ci fanno toccare la nostra umanità, aprendosi un varco capace di diventare un’autostrada dentro di noi, nostro malgrado.

Lo fa Vittoria, la ventunenne protagonista del romanzo, con la sua vita perfetta da studentessa di chimica in una Roma per fortunati, con amicizie altolocate, case da favola ai Parioli, serate intrise di quella noia di chi ha tutto, compresa la capacità di non stupirsi più di nulla.

Ma si chiama davvero perfezione? L’assenza di sentimenti, di legami famigliari, di desideri, non nasconde forse un buco nero da tenere a bada a scapito della felicità?

Vaittoria non se lo domanda fin quando un malessere fisico che le taglia il fiato la costringe a uscire dalla dimensione apatica nella quale vive e ad andare da una psicologa per approfondire la ragione per la quale si sente spezzata e convinta di non meritare altro che il nulla nel quale è immersa. Perché suo padre è morto quando lei era piccola e i ricordi di lui sono pochi e confusi, quasi rimossi da una madre rigida e assente, sempre presa ad apparire al meglio agli occhi degli altri e completamente indifferente ai problemi della figlia. Perché il punto è sempre e solo l’amore, quello che Vittoria pensa di non avere ricevuto sin da piccola e che è sempre stata convinta di non meritare.

L’amore che ognuno di noi riceve durante l’infanzia ha la stessa funzione dei sassolini che Pollicino lascia lungo il sentiero. La stessa funzione delle stelle per i navigatori. Ci indica la rotta, ci aiuta a tenere saldo il timone della nostra esistenza. Come i sassolini di Pollicino, l’amore che riceviamo durante l’infanzia rimane in fondo alle nostre tasche, così, ogni volta che lo desideriamo, ogni volta che ne sentiamo la necessità, possiamo accertarci che sia sempre lì, affondandovi una mano. C’è chi ha le tasche piene di sassolini, e chi invece non ne possiede neanche uno.

E se le mani rimangono vuote, forse ora è solo il momento di fare i conti con le ferite e accettarle come momenti preziosi perché ogni ferita guarita, ogni cosa spezzata, interrotta e poi aggiustata è più preziosa dell’oro. E davanti a Vittoria c’è un passato da ricostruire, un tempo andato di cui amare ogni taglio: solo accettando la fragilità potrà smettere di farsi male e trasformare la sua apparente debolezza in un’opportunità.

Così il racconto segue il filo di un percorso a ritroso nel tempo, tra i ricordi del padre fino a tutti quei momenti che la ragazza era riuscita a seppellire, in profondità, dentro l’origine di un dolore che diventa la base di una nuova, possibile vita, le cui crepe, come nell’antica arte giapponese del kintsugi, possono essere riempite d’oro e fatte risplendere. 

Perché le cose rotte si possono aggiustare e diventare ancora più preziose, così come le cicatrici e le ferite non devono essere nascoste, ma evidenziate per renderci più forti.

Perché dietro ognuna di esse c’è una storia e dietro una storia ci può essere, naturalmente, amore.

Un cammino che Vittoria non fa da da sola ma attorniata da persone che l’aiutano a mettere insieme i pezzi di sé, con la certezza che, se è vero che non prenderanno più la forma del passato, saranno in grado di dara vita a qualcosa di più intenso e di più vero.

La vera fortuna è incontrare qualcuno, lungo la nostra strada, che semplicemente ci guarda e ci dice Eccomi, qui è la tua casa, qui sono io.

Ogni piccola cosa interrotta è un romanzo affascinante: paragonato a “Eleanor Oliphant sta benissimo” per alcuni aspetti in comune tra le protagoniste e per il ruolo che personaggi apparentemente minori hanno nella narrazione è, a mio parere, più reale e maggiormente capace di far arrivare un messaggio a tutti quelli che si sentono danneggiati, imperfetti, soli, a quelli che cercano loro stessi e che dal passato vogliono risposte per capire, e vivere, il loro futuro. E lo fa con una scrittura chiara, forte, con capitoli densi di storie e di pensieri, attraverso sentimenti che vengono indagati e rigirati e amplificati per permettere loro di trasmettere una magia buona e possibile.

Un romanzo da custodire come un amico, una lettura sana e dolce assolutamente da fare.

Testo di Ursula Beretta

 

 

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