placare bambini tremendi
‘Vedrai che quando compie 3 anni si calma. Niccolò ha fatto così, era vivacissimo e poi a tre anni è diventato pacifico come suo fratello’ mi diceva la mia amica Anto qualche tempo fa. E io andavo per l’ennesima volta a ripescare mio figlio che si era messo nei guai in qualche anfratto o semplicemente si era ricoperto di terriccio fino ai capelli nel parchetto sotto casa, e attendevo fiduciosa.
Bibo i 3 anni li ha compiuti 6 mesi fa ma da allora non ha dato il minimo cenno a volersi dare una calmata. Continua ad essere lo stesso bambino simpatico, socievole e molto sveglio ma anche vivace, esuberante, caciarone, rumoroso, fisico, scatenato, con l’argento vivo addosso, energico, iper competitivo. Le maestre mi hanno cercata un paio di volte per dirmi che all’asilo, quando si spiega qualcosa, a volte non è attento, che preferisce starsene a giocare per fatti suoi e che preso da gioco, spesso e volentieri non dice neanche che gli scappa la pipì e se la fa addosso.
‘E’ un bambino di 3 anni!’ continua a ripetermi mia madre.
‘E’ un bambino di 3 anni!’ continua a ripetermi anche il pediatra.
Io so solo che gli sto dietro a stento. Riesco a vestirlo, svestirlo, lavargli i denti, fargli il bagno, infilargli le calze, fargli lavare le mani solo con sforzi sovrumani.
Casualmente però ho trovato il modo di placare la sua esuberanza, farlo rilassare quando è sovreccitato. E’ un metodo che ha anche migliorato la sua capacità di concentrarsi e stare attento all’asilo: gli leggo una storia. Sì, lo facevo anche prima, l’ho sempre fatto, ma ora lo faccio più spesso e più regolarmente. Quando gli propongo di leggergli una storia Bibo – incredibile – scatta sull’attenti, si arrampica sulle mie gambe e si mette buono buono ad ascoltare. Partecipa, fa domande, si immedesima nei personaggi, sente il pathos della trama, anticipa le battute se una storia l’ha sentita già altre volte, anzi si accorge se salto una riga oppure di una parola pronuncio il suo sinonimo, per variare un po’. Ama che io legga per lui ancora di più della sorella, che è sempre stata una bambina più pacata e riflessiva. La sua maestra mi ha detto che, per quanto resti un bambino super attivo, la sua attenzione è molto migliorata.
Tra i libri che Bibo ama in questo momento, che lo fanno fantasticare e che gli suscitano domande e piccole riflessioni, c’è Il coccodrillo che non amava l’acqua (di Gemma Merino, Valentina Edizioni), una storia semplice e illuminante che vuole essere un invito a non sentirsi strani o sbagliati se non ci piacciono le stesse cose che piacciono agli altri ma a scoprire, attraverso la sperimentazione e il fallimento, i nostri talenti.
Un leone in biblioteca (di Michelle Knudsen e Kevin Hawkes, Ed. Nord-Sud), che narra la storia di un leone che un giorno, spinto dalla curiosità, entra in una biblioteca. La Signorina Brontolini, bibliotecaria un po’ bacchettona, non è allarmata dal fatto assurdo che ci sia un leone in biblioteca ma dal suo assistente che per venirla ad avvertire ha infranto le regole percorrendo la sala di corsa, e ‘in biblioteca non si corre’. Un libro sul vivere le situazioni con elasticità e buonsenso, relativizzando; sul fatto che esistono le regole ma anche le eccezioni. Mio figlio per ora ‘buonsenso’ non sa neanche cosa significhi, si limita a partecipare emozionato alla storia. E a me piace vederlo così coinvolto, concentrato…PLACATO.
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