Quattro libri da leggere assolutamente in vacanza

Italia-Francia-Usa, andata e ritorno. Un sogno, per il momento, che può trasformarsi in realtà grazie ai libri che sono, da sempre, il modo più semplice per viaggiare.

Facciamo una prova?

“I quaderni botanici di Madame Lucie” di Mélissa Da Costa (edito da Rizzoli) è stato un caso editoriale oltralpe prima di conquistare i tanti lettori italiani che, seguendo i passi di Amande Luzin, si sono trovati immersi nella campagna dell’Auvergne, nel cuore della Francia, a pochi chilometri da Lione. Ma non è stato un percorso semplice, per lo meno non all’inizio. Perché la protagonista del libro sceglie il silenzio e la solitudine per provare a sfuggire all’immenso lutto che ha colpito la sua vita dopo la scomparsa dell’amato marito Benjamin e della figlia che portava in grembo. Non esiste dolore più grande e forse quella casa abbandonata in cui si rinchiude, avvolta da un giardino incolto, riparato dagli sguardi altrui, potrà essere la tana perfetta per provare a sopravvivere.

Forse. Sono giornate immerse nel buio, ore sottratte all’estate che vorrebbe fare capolino dagli scuri, quelle che avvolgono la giovane donna che rifugge ogni contatto e si affida a una panacea di gesti essenziali- mangiare, bere, dormire – e ai ricordi della felicità passata per trovare un senso a quello che è successo. Fino a quando, tra le carte abbandonate dalla precedente proprietaria, incappa in una serie di quaderni e calendari ricchi di appunti certosini dedicati alla cura del giardino. Note strampalate fatte di ricette di tarte tatin e di trucchi per far crescere l’insalata, parole essenziali che disegnano un tempo immobile capace di seguire solo ed esclusivamente le leggi della natura. Quando la curiosità di Amande sarà appagata dal sapere che l’anziana signora aveva affidato proprio al suo universo verde il compito di salvarla dopo la morte del marito, la ragazza proverà, poco per volta, fare lo stesso, con la complicità di un gatto pulcioso, di affetti vecchi e nuovi che non hanno mai smesso di esserle a fianco e di una rinnovata vitalità, frutto degli insegnamenti di un passato che, nonostante tutto, è sempre presente.

Un romanzo di buoni sentimenti, in cui i gesti semplici diventano un balsamo prezioso per andare avanti e scoprire che forse non è tutto finito.

Non perdo tempo. Mi siedo a gambe incrociate sul terreno rovente del tardo pomeriggio e mi porto alla bocca una fragola. Chiudo gli occhi. Mi godo la polpa morbida che si scioglie sotto i denti, il succo dolce che mi scorre sulla lingua. Hanno un gusto ineguagliabile.

Il gusto della vita. Quella stessa che Anna, la protagonista de “Il Traghettatore – cuori in Transito” il nuovo romanzo di Annalisa Menin (edito da Giunti) si è decisa a riprendere dopo una perdita analoga, quella dell’amato marito. Siamo nella Grande Mela, città roboante in cui la ragazza divisa tra la voglia di ributtarsi nel calderone delle esperienze e la certezza che niente e nessuno potrà mai ridarle la gioia provata un tempo, decide di mettersi alla prova nello scintillante mondo dei dating online.

Ideale seguito del romanzo d’esordio dell’autrice dedicato all’anno successivo alla scomparsa del compagno, la ricerca dell’uomo di passaggio o traghettatore che dir si voglia, che non sia quello perfetto ma abbia il compito di aiutare la donna a riconquistare la felicità perduta, diventa il centro di un esperimento sentimentale sulla scia della più divertente chick lit. Ma non aspettatevi un semplice romanzo rosa: “Il Traghettatore” è gradevole e ricco di vicende esilaranti, e soprattutto ha una protagonista d’eccezione, quella New York scintillante e ricca di possibilità vista dagli occhi di chi, nonostante tutto, continua ad amarla e soprattutto a farne il posto ideale per la sua rinascita.

Da New York a Milano il salto è lungo ma farlo con il delizioso romanzo di Giorgio Fontana, “Per legge superiore” (edito da Sellerio editore Palermo) è decisamente piacevole. E ne vale la pena. La vicenda è semplice: Roberto Doni è un sostituto procuratore in attesa dell’ultimo scatto della sua carriera che si trova coinvolto da una passionaria giornalista freelance, Elena Vicenzi, a rivedere il suo giudizio sul caso di un muratore tunisino accusato di aggressione a mano armata. Ingiustamente secondo lei, al contrario secondo la pubblica accusa che Doni sostiene. Perché la sua visione della giustizia fa perno sull’idea di una macchina complessa, in cui vengono giudicati i fatti ancora prima che le persone e dove la ricerca della verità passa solo attraverso le regole della legge. Invece Elena crede in una giustizia che non prescinde dalla vita delle persone, dal contesto in cui vivono, che si danna per cercare comunque la verità partendo dalle parole, dal confronto, dall’umanità stessa.

È un dialogo unico quello che nasce tra due figure così agli antipodi e, soprattutto, in una città divisa in due, da una parte quella Milano borghese e rassicurante nella quale  Doni vive protetto e dall’altra la parte cittadina meno centrale, che ha il suo cuore in Via Padova, crocevia di culture diverse, ricca di odori e di colori, piena di impulsi che vogliono esplodere e trovare la loro giusta collocazione all’insegna della multiculturalità.

Un kebab: due tavolini rossi all’aperto, un signore fumava il narghilè sotto il tendone di plastica: piatti colmi di carne e spezie, tè in bicchieri di vetro. Il macellaio accanto gridò qualcosa in arabo al padrone del locale. Un ristorante sudamericano gestito da cinesi. Un alimentari bangladese.

Sempre Milano ma più televisiva e sberluccicante è al centro di “Flora” di Massimo Robecchi (edito da Sellerio editore Palermo), che piacerà a chi ama le avventure di Carlo Montessori, qui protagonista di una vicenda che ha al suo centro il rapimento misterioso dell’eroina della tv trash, Flora De Pisis, personaggio mediatico che lui stesso ha contribuito a creare, emblema sorridente della deriva del paese e della fine di ogni pudore in nome di sua maestà l’audience. È una città in cui luce e ombre si fondono abilmente per costruire una storia rocambolesca, in cui non mancano personaggi grotteschi e quella società bizzarra che la mano di Robecchi è maestra nel tratteggiare. Il risultato è un noir piacevolissimo. 

Testo di Ursula Beretta

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