Quel che resta del Natale
Cosa resta del Natale?
Un po’ di carta rossa e argento appallottolata sul pavimento, strappata via dai bambini con troppa foga, un albero addobbato che bisognerà prendere il coraggio a due mani per disfare, le strade che la sera tornano buie e un fiume di ricordi da rimettere in pausa.
Il Natale prima e dopo. A me piace il prima, con le luci che iniziano ad accendersi nelle vetrine dei negozi, la scatola con gli addobbi che ‘chissà dove l’avrò messa, è passato un anno!’, le canzoncine dei figli che echeggiano in soggiorno: ce la faranno a impararle bene prima del concerto a scuola? Quanti regali devo fare quest’anno? 7, 10, 12? Aspetta che mi appunto qualche idea sull’agenda. Tizio ama i libri, Caio non ha hobby, cosa gli prendo? La verità – lo ripeto a me stessa ogni anno – è che a Natale si dovrebbero fare regali solo ai minori di 18 anni, che conservano ancora un entusiasmo genuino e adorano le sorprese, anche quelle insignificanti. L’età adulta porta via un po’ della magia che a Natale è necessaria e lascia il disincanto. E io odio l’idea del regalo coatto, quello preso perché devi. E odio pensare che qualcuno si è stressato per cercare un regalo che fosse adatto a me. Mi imbarazza, mi mette in soggezione. E mi mette ancora più soggezione il regalo fatto senza alcuna ricerca, senza il minimo cuore: l’oggetto buttato lì perché ha un buon rapporto qualità-prezzo. Perché invece non facciamo i regali solo ai piccoli di casa – ché in quelli è impossibile non mettere cuore – e al resto del mondo facciamo regali quando ci sentiamo di farli, quando davanti a una vetrina intercettiamo QUELL’oggetto che pensiamo perfetto per QUELLA persona?
Vorrei che il ‘prima’ non finisse mai. Perché l’attesa della festa vera e propria mi piace quasi più della festa stessa che, quando arriva, passa in un secondo. E razionalmente comprendo che il padre dei miei figli quella festa voglia trascorrerla a casa sua, almeno una volta ogni due anni, ma vai a fargli capire che per me Natale è SOLO nella casa della mia infanzia, con i miei genitori, fratelli e zii, all’ombra del grande albero che mia madre addobba con le palline vintage comprate quando sono nata io, con le chiacchierate attorno al tavolo del soggiorno fino a tardi e facendo almeno una tappa nella casa che era di mia nonna, che profuma ancora delle persone che non ci sono più e che hanno reso indimenticabile ogni singolo Natale della mia infanzia. Ché poi alla fine i Natali più belli sono stati proprio quelli della mia infanzia, quando c’erano tutte le persone che avrei voluto che i miei figli incontrassero, che incrociassero anche solo per poco, anche solo per un abbraccio. Anche solo per un Natale.
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