Redenzione
Chiara Marchelli ha scritto un romanzo stupendo, “Redenzione – La prima indagine di Maurizio Nardi” (edito, come il precedente, da NN Editore). Il risultato è qualcosa di avvolgente e intimamente profondo, che scava in maniera rovente e dolce insieme, piegando l’apparente tranquillità della lettura a un approccio differente, ricco di chiaroscuri.
Un’indagine poliziesca ma anche una narrazione psicologica che ha il suo centro nell’anima di personaggi sfaccettati in cui delitti e scomparse si uniscono a un intreccio complesso dove il racconto del dolore, della follia e della malattia crea un crush accattivante a cui è impossibile restare indifferenti.
La partenza è in sordina: c’è l’assolata magnificenza di Volterra – “un luogo separato dalla realtà in cui infilarsi come Alice nello specchio”- con la sua natura mangiata dall’estate, e c’è Giorgia che, come ogni anno, trova requie in una casa ai margini del paese in cui poter fare i conti con una quotidianità tutto sommato piatta. L’abbandono del fidanzato, la morte della madre, un padre nascosto dalle sue montagne valdostane, una professione senza troppi slanci e un carattere riservato, frutto di un passato “affamato”, ne sono compagni fedeli. Al suo fianco Malina, figlia di una donna internata nel manicomio del paese, con la quale nasce un rapporto di fredda amicizia, modulato sulle confessioni reciproche che nascono nel dolore comune ma differente che le unisce. E che non è mai veramente superato.
“Se riesci a controllare la fame, puoi tenere sotto controllo tutto. Niente ti può più raggiungere. Niente ti può più fare male. Nemmeno le persone che ami. Soprattutto le persone che ami. Nessuno ti invaderà più. Nessuno ti dirà più come devi essere. Lì ci sei solo tu”.
Anoressia da una parte e schizofrenia dall’altra, in un mix letale la cui liberazione acquista un valore catartico che passa, necessariamente, da pagine fitte e dense di pensieri, di ricordi, di un flusso interiore affidato a personaggi scomparsi che ne sono stati sopraffatti. Ma basta?
Perché fuori c’è la realtà, quella di una donna dispersa e poi ritrovata strangolata che concentra tutte le attenzioni di Maurizio Nardi, comandante dei carabinieri locali, e quella della sparizione della stessa Giorgia, che arricchisce il quadro poliziesco di varianti scomode. È qui che interviene la mano santa della Mercalli a costruire una galassia emotivamente complessa di personaggi vivi e dolenti, afferrati dalla vita in maniera brutale che, in una maniera o nell’altra, devono resistere espiando le loro mancanze e riempiendo i loro buchi neri, in una redenzione che è comunque concessa a tutti. Pur con modalità non sempre accettabili.
Il passato si innesta nel presente in una narrazione vivace che esplora registri narrativi diversi e accavalla le voci, alternando raffigurazioni di tormenti a descrizioni psicologiche perfette e quasi in presa diretta, che rimandano a una violenza endemica, che è necessario estirpare (ma non è detto che si possa fare) e che attraversa incurante il tempo di cui il dolore, che ritorna, mai pago, ne confonde le forme.
Ho amato infinitamente questo romanzo, a partire dal suo sguardo lucido e crudo sulla fragilità dell’animo umano, sulle chimere del cambiamento, su quell’esautorarsi da una memoria che troppo spesso si fa gabbia e costringe all’immobilità. “Redenzione” ha un ritmo ossessivo e riflessivo al contempo, che mischia i flussi temporali e l’emotività del lettore, sconvolgendo e commuovendo insieme. Leggetelo.
Testo di Ursula Beretta
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