Sono una mamma di bambini di città
Sono stata una bambina di paese e i fine settimana autunnali me li ricordo lenti e pigri, trascorsi tendenzialmente a casa, un gran viavai di zii e nonni che, senza bisogno di avvertire prima, passavano a trovarci e si fermavano a chiacchierare fino a ora di cena. Si viveva in clan, eravamo una comunità, una rete a maglie strette che confortava e riempiva i vuoti, che non ti permetteva di sentirti solo mai. Non si sentiva l’esigenza di ‘fare cose’, non avevamo molteplici opzioni di svago tra cui scegliere: si leggeva, si parlava, si guardava la TV sul divano; se era bel tempo, noi piccoli scendevamo a giocare in strada. Andare al cinema era un evento, dato che la sala cinematografica più vicina distava 20 chilometri.
Oggi mi trovo ad allevare bambini di città e noto quanto è diverso. I miei figli non possono certo andare a giocare in strada da soli, e chissà quando mai potranno farlo. E non hanno attorno il famoso clan, perché le distanze non lo permettono, neanche se si vive nella stessa città. Nessun viavai di gente, nel week end. Hanno amici, però, che insieme ai loro genitori – amici miei e di Enne – colmano quel vuoto. E hanno molteplici attività in cui possono buttarsi in base alle loro inclinazioni e molteplici esperienze culturali tra cui possono scegliere. Hanno molti più stimoli: la città mette voglia di ‘fare cose’.
‘Che fate oggi?’ mi chiede mia madre quando mi chiama il sabato mattina.
E io sistematicamente le enuncio le attività che ho in programma per i figli, e che spesso includono i nostri amici e i loro figli, il clan che ci siamo costruiti per sentirci un po’ meno alienati.
Novembre, per esempio, è un mese ricco di attività che si possono fare al chiuso, spesso ispirate alle feste natalizie imminenti. Lo scorso week-end ho portato Olli a un laboratorio di crafting organizzato da Open, la bella libreria che ospita sempre corsi e seminari interessanti, per adulti e bambini.
Il workshop consisteva nel costruire palline per l’albero di Natale con delle vecchie lampadine, colori acrilici e un po’ di feltro. Io non sono il tipo che si mette a riciclare oggetti vecchi per farne un riutilizzo creativo assieme ai bambini ma mi piace che i miei figli si misurino con questo tipo di attività e quindi…me le vado a cercare fuori casa! In compenso sono una che ama la musica classica e che vuole che i figli si avvicinino ad essa fin da piccoli. Per fortuna molti dei teatri di Milano hanno un programma dedicato ai bambini: favole in musica oppure concerti brevi, con melodie facilmente orecchiabili. Come gli spettacoli organizzati dal Teatro Dal Verme, Ti racconto una fiaba: storie che i bambini conoscono bene vengono raccontate da attori professionisti accompagnati dall’orchestra con brani dei musicisti più importanti. Vedere rappresentati I musicanti di Brema, fiaba che amavo anch’io da piccola, è stato divertente sia per i miei figli che per me. Non vediamo l’ora di andare a vedere La Bella e la Bestia.
Anche le case, in città, sono tendenzialmente meno spaziose che in paese e allora quando il gruppo si fa nutrito, ci si trova a pranzo in posti ariosi e family-friendly dove i piccoli vengano accolti senza un’alzata di sopracciglio, magari con un pezzo di pasta lievitata da manipolare arrampicati su un trespolo, come succede dalla pizzeria Eatery.
E alla fine, senza essersi sentiti troppo soli, è già lunedì.
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