Stella
C’è una gelida e segreta Berlino, ci sono gli anni ‘40, c’è una musica proibita che ispira un’inesistente leggerezza, ci sono i comandamenti di Goebbels, un ragazzo che insegue l’arte ma vede solo in bianco e nero, Fritz, e una ragazza bionda che vuole cantare e ballare, flirta con le SS e regala caffè agli ebrei, Kristin.
Questi gli ingredienti di Stella, il racconto di Takis Wurger.
La storia, seppur romanzata, parte da un fatto vero in cui le vicende sono di fantasia ma la crudeltà degli eventi rimane uguale, il tutto narrato in prima persona dal giovane svizzero Friedrich che, nell’ingenuità della sua giovinezza, vuole conoscere la realtà delle cose, vivere nella capitale tedesca e imparare a disegnare, per risarcire, in qualche modo, il rapporto malato con la madre. Comincia così una sorta di viaggio iniziatico alla vita e all’affettività per il giovane che si sceglie una guida misteriosa, la giovane Kristin, modella e cantante, di cui si innamora perdutamente e della quale segue i passi in un’atmosfera sospesa, tra la guerra e le persecuzioni degli ebrei. Ma l’amore è caparbio, l’amore lascia i due giovani estranei all’orrore con lo sfondo di una città, di una nazione, di un mondo intero in preda alle leggi del nazismo e della persecuzione razziale, e diventa un amore impossibile, un amore che consuma, un amore che pone continuamente in discussione la linea di demarcazione tra bene e male, tra ciò che si deve fare e ciò che si fa, tra chi è vittima e chi è carnefice.
Facciamo quello che facciamo perché non possiamo fare diversamente.
Poi un giorno Kristin sparisce, Fritz crede di morire di dolore, pensando di essere stato abbandonato ma quando, qualche giorno dopo, la ragazza ricompare con i segni della violenza e della tortura, il giovane è messo, suo malgrado, di fronte alla verità, crudele, della storia e della sua vita. E il lettore comincia a capire più chiaramente quello che si cela tra la sequenza storica degli avvenimenti con cui si susseguono gli incipit dei capitoli e la folle storia d’amore tessuta, pagina dopo pagina, tra euforia ed ebrezza, feste e sprechi, nutrita dal costante bisogno di credere ciecamente all’intima purezza delle cose. Nonostante tutto.
Non la capivo ma rimanevo al suo fianco. Per tutti gli altri lei svolgeva un ruolo. Quando era con me si sentiva a casa. Eravamo soli al mondo. A un certo punto disse ”Peggio ancora della paura, era la solitudine”.
La narrazione si spinge oltre, progredendo atrocemente verso il perché, perdendosi nella relazione tra i due giovani, tra storia e finzione, in un continuo capovolgimento di ruoli che assume un ritmo frenetico e, a tratti, angosciante.
“Stella” è un romanzo che parla di rapporti, amorosi e anche famigliari, un romanzo sulla vita e sulla morte, sulla colpa e sull’innocenza, sulle ragioni dei carnefici e sullo stupore degli ebrei, su ciò che siamo e su cosa, costretti dal dolore così come dall’amore, possiamo diventare. Un romanzo che appassiona, che smuove sentimenti contrastanti, che mostra ciò che si può fare per sopravvivere, anche se il prezzo da pagare è una tara che non potrà mai essere cancellata dalla storia dell’umanità.
Coinvolgente e disarmante, lo si legge quasi in apnea, scongiurando un epilogo inevitabile ma, nonostante tutto, terrificante.
Testo di Ursula Beretta
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