Supereroi
Dentro ognuno di noi, inaspettatamente, dimora una furia potente e rabbiosa. Cit.
Mio figlio si sente un supereroe. Non un supereroe qualsiasi ma Spiderman, per l’esattezza. Dopo una serie di episodi di un Uomo Ragno d’annata guardati con grande passione sull’ipad si è immedesimato a tal punto che si aggira per casa fingendo di lanciare ragnatele dai polsi con gesti rapidi e occhio furbo. Il caso vuole che lui possieda degli stivali da pioggia rosso Valentino ereditati da sua sorella e un accappatoio rosso e blu e così, da sobrio e insospettabile Peter Parker formato mignon, con indosso l’accappatoio e gli stivali, si compie la metamorfosi e si trasforma in Spiderman che di volta in volta lotta contro Rhino l’uomo rinoceronte, contro l’avvoltoio e altri inquietanti creature antropomorfe: in sostanza rompe perlopiù le scatole a tutta la famiglia, soprattutto a sua sorella. Restando in tema di libere interpretazioni in chiave televisiva dei fumetti Marvel, io ho scoperto invece di avere la sindrome dell’Incredibile Hulk. Le crisi mi prendono quando piccole angherie, soprusi e ingiustizie si manifestano davanti ai miei occhi a danno dei miei figli o di altri bambini. Col mio secondogenito-supereroe devo ammettere che non accade quasi mai, perché lui riesce a farsi rispettare indifferentemente da coetanei e bambini alti il doppio di lui. Con la mia primogenita, invece, che è un’anima pacifica e poco aggressiva mi capita di assistere a scene di ordinaria, forse banale, ingiustizia infantile: bambina di 7 anni che si diverte a farle BUUUHH ridendo del suo sgomento; bambino coetaneo che, incurante del fatto che Olli sia la destinataria del turno di altalena, le passa davanti sedendosi sull’altalena stessa con nonchalance, con mia figlia che mi guarda sconsolata ma senza protestare. Ecco, in tutti quei casi sento la mia pelle diventare verdina, il petto gonfiarsi e la camicia fare crac. Poi, per evitare l’effetto Lou Ferrigno, con le folle che scappano terrorizzate e i bambini prepotenti lanciati oltre lo steccato dei giardinetti faccio un bel respiro, mi ricompongo un attimo, mi guardo intorno sperando che i responsabili dei piccoli aguzzini si facciano avanti per riprenderli e quando vedo che nessuno si fa vivo, vuoi perché la nonna un po’ svagata sta recitando il rosario su una panchina poco distante, vuoi perché la tata sudamericana è presa in una importante conversazione in spagnolo con chissà chi, sfodero tutta la mia diplomazia e con garbo riporto la giustizia in modo che tutti siano contenti, vittime e carnefici. La mia amica Mara, che avendo figli più grandi ha una lunga esperienza di piccole prepotenze subite dai sui figli, è arrivata ormai a un tale distacco che mi dice che è giusto che i bambini se la vedano da soli e imparino a difendersi con i loro mezzi. Che abbia ragione lei? Io dico che c’è tempo perché i bambini imparino a difendersi da soli e finché frequenterò i giardinetti, ogni volta che vedrò un bambino in difficoltà agirò e da David Bruce Banner mi trasformerò nell’Incredibile Hulk. Prepotenti, siete avvertiti!
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