Tre donne
Un romanzo sul desiderio femminile e, insieme, un reportage spassionato e reale che indaga come il sesso possa condizionare la vita e cambiarla, dirigendo azioni e pensieri, a volte anche annientando ogni possibile libertà.
Un ibrido gradevolissimo: questo è Tre Donne di Lisa Taddeo, edito da Mondadori, frutto di quasi un decennio di conversazioni dell’autrice con donne vere che hanno accettato di raccontare la loro esperienza sul sesso e sull’amore per poter costruire uno spaccato sul mondo del desiderio femminile, poco esplorato e ancora oggi, forzatamente represso.
Sono storie personali, sono emozioni, sentimenti, e vergogne; sono donne oggetto di biasimo e di disapprovazione da parte della comunità nella quale abitano; sono persone sottoposte a giudizi frettolosi ed emessi alla luce di apparenti verità che offrono delle vie d’uscita più comode e praticabili. Ma sono soprattutto protagoniste femminili, inconsapevoli prigioniere di una volontà maschile che, per quanto debole, riesce sempre a sopraffarle appellandosi a un’atavica quanto anacronistica legge di sottomissione alla quale non riescono a sottrarsi.
Maggie, Lina e Sloane: tre diverse donne le cui vicende si intrecciano nelle oltre 300 pagine del libro per dare vita a un affresco al femminile dal quale è impossibile sfuggire rimanendo indifferenti anzi, dopo un inizio quasi in sordina, ci si ritrova a parteggiare per l’una o per l’altra, a volerle chiamare e a dire loro svegliatevi! non vedete che cosa state facendo, in nome di una solidarietà femminile che è la grande assente del libro e che diventa il suo esatto contrario, implacabile e feroce come una condanna. E come un uomo.
Il problema, sta cominciando a capirlo, è che un uomo non ti permette mai di precipitare dritto all’inferno. Ti recupera subito prima dell’ultimo centimetro, in modo che tu non possa dare a lui la colpa di essere finita lì. E poi ti costringe a un eterno purgatorio, simile a una tavola calda in cui aspetti e speri e prendi le ordinazioni.
Maggie cresce con genitori alcolizzati e, a 17 anni, ha una relazione con il suo insegnante di inglese che denuncia, tempo dopo, sottoponendosi alla gogna della cittadina nativa nella quale torna. Lina, vittima di uno stupro di gruppo da adolescente, vive una vita sessuale sonnacchiosa e pressoché inesistente fino a quando diventa l’amante del suo primo fidanzato, ora un uomo grezzo e anaffettivo, che ha però il merito di farla riappacificare con l’essenza profonda del suo desiderio. Ricca e bellissima, Sloane nasce in una famiglia che la subissa di aspettative e finisce in un matrimonio dorato con un uomo potente che le impone di dividere il letto con altre donne e altri uomini, senza riuscire a scoprire mai che cosa vuole realmente. Ciò che accomuna queste storie è non solo il giudizio implacabile del mondo nel quale le donne vivono e che non lascia loro nessuna possibilità di appello ma anche e soprattutto la feroce dinamica dell’infedeltà, intesa sia nei confronti dell’altro ma anche riguardo a loro stesse. Che si dannano, che si danno degli alibi e che poi li fanno fuori, e che, soprattutto, si vergognano. In silenzio e nel segreto.
Un libro che ha origine da una riflessione famigliare della Taddeo la cui madre, bottegaia di Bologna, in tempi non sospetti era stata oggetto di stalking da parte di un uomo che la seguiva masturbandosi e che lei non aveva mai denunciato, forse per la vergogna di riportare una vicenda per la quale, in passato, le avrebbero attribuito la colpa.
Perché il sesso, silente protagonista del libro, è indagato non solo dal punto di vista fisico ma anche e soprattutto emotivo e vitale insieme: il sesso diventa il collante che tiene insieme traumi e sentimenti, certezze e paure, volontà di rivalsa e colpe autoinflitte. È intimo e condiviso, è piacere e condanna insieme. Il sesso è il corpo delle donne, cartina tornasole di quello che il desiderio vuole: corpo che viene affamato o messo all’ingrasso, corpo che diventa testimone dell’atteggiamento femminile verso gli uomini e, talvolta, che è il loro primo, implacabile carnefice.
Lei sapeva che il mondo dimentica troppo spesso le traiettorie del dolore femminile per comprenderle fino in fondo senza umiliare le donne. Neanche le donne ci riuscivano. Anzi, erano quelle che facevano più fatica.
E poi ci sono le altre donne, quelle che circondano le protagoniste del libro e che sono in prima linea nell’additare le loro mancanze, nel farle sentire monche e sbagliate, nell’ostracizzarle senza lasciare loro salvacondotti, nel gettarle in fondo al baratro rimanendo quasi a godere della loro caduta, nemiche e mai, nemmeno nell’apice del dolore, solidali tra di loro. “Non farti vedere felice da nessuno ma soprattutto dalle donne” dice la mamma di Lisa Taddeo nell’epilogo del libro.
Storie emblematiche e magnetiche, raccontate con uno stile immersivo e assolutamente neutro, che segue fedelmente con una partecipazione al limite dell’asettico le tre diverse voci per dare vita ad altrettante verità, senza fornire giudizi, senza indicare se sia giusto o sbagliato, ma lasciando semplicemente spazio al dispiegarsi dell’esperienza.
Testo di Ursula Beretta
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