Byblos Art Hotel Villa Amistà (Verona): arte contemporanea e relax
Io: “Andiamo ad Art Basel?”
Enne: “con i bambini? Ma sei pazza? ci cacciano dopo 2 minuti….facciamo che ne riparliamo fra 5 anni”
Ora, non crediate che io sia chissà quale intenditrice di arte contemporanea. Mi considero un’estimatrice, una curiosa. Nei confronti dell’arte tutta ho un approccio, diciamo così, naïf: mi faccio guidare completamente dal mio istinto primordiale e non da quanto un artista è quotato o celebre. Può succedere che l’emozione mi travolge e il cuore acceleri i battiti davanti ai colori saturi di un dipinto e solo dopo scopro che è di un tale David Hockney, uno dei più grandi artisti contemporanei.
Io: “Vabbè, tutto sommato girare per i padiglioni affollati della fiera con due passeggini non sarebbe stato il massimo. Però, a pensarci bene, io una piccola Art Basel alternativa ce l’avrei in mente!”
E così, dato che ormai avevo deciso che questo week-end doveva essere ispirato all’arte, ho proposto a mio marito un posto affascinante in cui ero stata qualche anno fa: il Byblos Art Hotel Villa Amistà, alle porte di Verona.
Per alleviare le rispettive pene d’amore legate ai fidanzati di quel momento storico mi ci aveva portata in gita la mia amica Olga, che all’epoca era fissata con Henri Chenot e i suoi taumaturgici massaggi: la spa di Chenot più vicina a Milano era proprio quella di Villa Amistà (ndr. la spa c’è tuttora ma non è più di Chenot) e fu così che ebbi l’occasione di scoprire un luogo incantato, unico. Un hotel creato all’interno di una sontuosa villa del ‘700 che sorge in mezzo alle colline della Valpolicella, il cui fascino classico è provocatoriamente rotto qua e là dalla potenza delle opere iper-moderne e avanguardistiche dei più grandi artisti del ‘900. Il proprietario della struttura, fine collezionista, ha infatti accumulato negli anni alcuni dei capolavori di artisti del calibro di Damien Hirst, Anish Kapoor, Piero Manzoni, Mimmo Rotella, Vanessa Beecroft, Marc Quinn, Takashi Murakami, Basquiat ma anche iconici oggetti di design di Mendini, Waddell, Sottsass.
Sculture, installazioni, dipinti, foto sono disseminati all’interno dell’intera struttura, dalla reception al ristorante, dai corridoi alla hall, alle sale riunioni, ai giardini.
Sali la magnifica scalinata doppia davanti all’ingresso principale, le porte automatiche si aprono e BAM!, come Alice nel Paese delle Meraviglie vieni catapultato in un mondo quasi surreale: un maestoso e e coloratissimo lampadario di vetro di Murano di Barovier e Toso troneggia, dall’alto, al centro della hall; il tempo di riprenderti un attimo dallo stordimento e non sai dove girare prima lo sguardo, dato che in quella sala è concentrato il maggior numero di opere.
Olli e Bibo, neanche a dirlo, eccitati come fossero in una specie di sala giochi, saltavano da un pouf a un divano, ubriachi di colori e forme che probabilmente a loro facevano pensare a enormi giocattoli.
Diciamo che l’hotel non nasce come struttura “per famiglie” anche perché la clientela è normalmente quella degli appassionati della lirica, che soggiornano lì durante la stagione operistica dell’Arena di Verona, ma i bambini non mancano e sono comunque ben accolti, con tanto di attrezzatura ad hoc: lettini, seggioloni e…grande tolleranza. Vi dico solo che abbiamo osato buttare nella piscina immacolata dell’hotel una enorme ciambella gialla in cui mia figlia ha sguazzato imperturbabile senza che il personale facesse una piega. E poi vuoi mettere il piacere di poter introdurre i tuoi figli all’arte restando comodamente in albergo, lasciandoli liberi di correre tra le opere, toccarle (…nei limiti del possibile) e “commentarle” ad alta voce senza che alcun guardiano ti faccia “shhhhhh!” con l’occhio torvo? |
Bibo si ciuccia il pollice pensoso sul tavolino in mosaico Bisazza di Marcel Wanders |
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